Corriere 29.10.16
Le regole valgono anche per le sezioni del pd
di Salvatore Bragantini
Strano
Paese la Germania, lì per sposarti in Chiesa devi esserci iscritto,
pagando le tasse per sostentarla; e i partiti devono obbedire a precise
norme di funzionamento, per evitare che entità basilari per la
democrazia siano trattate come proprietà personali (entrambe le
allusioni sono volute). Per troppi di noi, invece, darsi regole e
vincolarsi a seguirle è un inutile inciampo; forse un freno alla nostra
creatività?
Il Comune di Roma, ora a trazione grillina, ha
sfrattato, forte di una sentenza del Consiglio di Stato, la gloriosa
sezione Pd, ex Pci, di via dei Giubbonari. Manca il contratto d’affitto e
il debito arretrato è di 170 mila euro. In tutta Italia abbondano certo
casi simili, ma questo è il Pd, erede del Pci che, insieme al Pri di
Ugo La Malfa, lottò per l’uso corretto dei soldi pubblici (la regola,
nonostante le eccezioni, restava).
Ci si almanacca su come far
crescere il Paese, si studiano le riforme di struttura, le carenze
dell’offerta o i freni alla domanda. La vera riforma di struttura, a
costo negativo eppur durissima, è in una cultura di rispetto delle
regole; di quelle scritte nelle leggi e, prima ancora, di quelle proprie
d’ogni società che viva nel rispetto dei diritti altrui. In attesa che
maturi una coscienza civica che ci issi a quei livelli, una più attenta
vigilanza sul rispetto delle norme, incluse quelle sul traffico, sarebbe
un buon inizio.
Una società che rifugge dalla prepotenza e dalla
lesione dei diritti altrui, anche minimi, vive meglio e cresce pure;
come la Germania, tornata ormai a livelli di Pil superiori al 2008, a
differenza della nostra Italia.