Corriere 28.10.16
L’ultima arma di Trump l’algoritmo «negativo»
di Massimo Gaggi
Trump
è un costruttore, ma in campagna elettorale ha puntato soprattutto sul
ruolo del demolitore: anziché presentare programmi, ha puntato sulle
paure, ha descritto un’America a pezzi, ha trattato Hillary Clinton da
criminale, minacciando di mandarla in galera se verrà eletto. Così
colpisce, ma non sorprende più di tanto, la scelta di un’arma «negativa»
per l’ultimo tentativo dei suoi strateghi di rovesciare l’esito di un
voto che, stando ai sondaggi, dovrebbe favorire la candidata
democratica. Anziché puntare tutto sull’allargamento della platea dei
cittadini che voteranno per il miliardario repubblicano, la sua campagna
sta cercando di restringere il campo di quelli orientati a sostenere la
Clinton. La sofisticata operazione mirata, sul piano sociale e
territoriale, su gruppi di elettori forse decisivi negli Stati-chiave,
dalla Florida all’Ohio, è basata sul lavoro di un team di computer
scientist e pubblicitari: sofisticati algoritmi, vecchi filmati e anche
qualche cartone animato, come racconta nel prossimo numero il Bloomberg
Business Week, ammesso al bunker tecnologico della campagna di Trump in
Texas. L’obiettivo è di rendere un buon numero di clintoniani, già
abbastanza perplessi, talmente delusi della candidata da restare a casa
l’8 novembre. La campagna di Trump ha individuato tre gruppi da
bombardare con messaggi negativi: gli afroamericani che già votano meno
dei bianchi, le donne giovani e i bianchi liberal idealisti (fan di
Sanders durante le primarie). Per i neri, raggiunti con spot televisivi e
annunci sulle loro radio, è stata rispolverata una registrazione del
1996 nella quale la Clinton definisce alcuni afroamericani
«superpredatori» nei confronti delle donne (per la tv è stato preparato
un cartoon stile «South Park» con un significato analogo). Il messaggio
indirizzato all’elettorato femminile riguarda gli attacchi rivolti da
Hillary alle donne che hanno raccontato di avventure erotiche con Bill
Clinton. A provocare una certa nausea negli idealisti dovrebbero
provvedere, infine, i documenti sulla Clinton Foundation trafugati da
WikiLeaks: un centro di filantropia che ha fatto cose encomiabili, ma
che al suo interno ha coltivato un bel po’ di miserie come il Corriere
racconta anche oggi. Tattiche elettorali lecite, ma deprimenti. La
democrazia Usa ne esce ancor più indebolita, le nubi sul dopo voto si
fanno più fitte.