Corriere 28.10.16
Secoli di potere. Dove ritrovare la storia dei Medici
La
Galleria degli Uffizi ma anche Palazzo Pitti, Palazzo Vecchio e Piazza
della Signoria: ogni angolo di Firenze parla della dinastia più potente
della Toscana. Ma tutto cominciò nel Mugello
di Marco Gasparetti
Sembra
ancora di vederla quella scena terribile, proprio come in una fiction.
Lorenzo e Giuliano de’ Medici inginocchiati sul pavimento della
cattedrale di Firenze durante la messa domenicale del 26 aprile del
1478, la furia dei sicari armati di coltello, la fuga del futuro
Magnifico in sagrestia e il sangue del fratello Giuliano, ormai
agonizzante, che sgorga davanti all’altare. E’ un inizio in noir il
viaggio attraverso Firenze (e la Toscana) alla scoperta dei Medici, tra
storia, bellezza e potere eppure così evocativo da diventare qualcosa di
più di un tour turistico. Si racconta che all’alba, nei mesi d’autunno
quando caldo e freddo non riescono a prendere il sopravvento, dall’Arno
si forma una strana foschia, una nebbiolina magica, a volte capace di
fermare il tempo. Scompone Firenze, come un caleidoscopio, l’offusca, la
proietta nel passato. E se la prospettiva è quella di Ponte Vecchio,
con lo sguardo rivolto verso Piazzale Michelangelo il belvedere più
sontuoso della città, l’osservatore è costretto a una scelta fatidica.
Sulla sinistra, c’è il percorso verso Palazzo Vecchio, il duomo (della
appena descritta congiura dei Pazzi), e Palazzo Medici Riccardi, la
dimora più antica; sulla destra il camminamento che conduce a Palazzo
Pitti e al Giardino di Boboli, i simboli non solo di una città, ma di
una dinasta, i Medici, appunto. Che sembra risorta da un passato, mai
dimenticato se pur a volte un po’ trascurato, grazie anche alla tempesta
mediatica della fiction in onda sulla Rai. Alla tv si vede una Firenze
diversa, in parte ricostruita con effetti speciali, a volte ambientata
in altre location, ma la storia dei Medici ha alcuni punti fermi che
possono essere rivissuti in un viaggio assolutamente reale e
piacevolissimo, passo dopo passo.
La città del Giglio
Il
nostro itinerario inizia dalla sinistra di Ponte Vecchio (sempre
guardando verso Piazzale Michelangelo), e ci porterà non solo nelle
atmosfere della Città del Giglio, ma anche tra le antiche dimore dei
commercianti di lana poi diventati banchieri, che troneggiano sulle
colline di Firenze, nei boschi del Mugello e sui colli di Poggio a
Caiano, tra le province di Prato e Pistoia sino alla Versilia. E ci
raccontano, emanando bellezza neoplatonica, l’essenza stessa di una
dinastia capace di conquistare il potere e tenerlo in pugno per secoli.
Cento
passi verso la Galleria degli Uffizi (voluta da Cosimo e progettata dal
Vasari), uno sguardo verso l’alto ed ecco che il Corridoio Vasariano si
mostra come una galleria sospesa nella bellezza. E’ il percorso voluto
dal Granduca per raggiungere da Palazzo Vecchio (sede del governo)
velocemente e senza rischi Palazzo Pitti, la nuova residenza. E’
visibile, il Corridoio, (sino al 30 novembre su prenotazione, poi sarà
chiuso per lavori) ed è un’esperienza straordinaria in volo sui tesori
della città. Dopo Palazzo Pitti, la fine del «tunnel», c’è il Giardino
di Boboli, anch’esso rappresentazione di una Primavera che diventerà
simbolo del Rinascimento. Ma è in Piazza della Signoria che forse si
respira la vera essenza medicea. Il David (in copia), la Loggia dei
Lanzi e la facciata di Palazzo Vecchio trionfano immortali, come da
copione. Così come la Galleria degli Uffizi (impossibile andare a
Firenze senza visitarla ricordando anche i Medici che la vollero e la
alimentarono di capolavori), che a prima vista sembra un unicum con la
Piazza e il Palazzo.
Uno sguardo a terra e tutto muta. C’è una
lapide a forma circolare che indica il punto esatto dove fra’ Girolamo
Savonarola, che i Medici criticò, fu impiccato e poi bruciato. Altra
scena noir che si contrappone alla bellezza del luogo, ma Firenze e la
storia vissuta della famiglia è anche una grande scacchiera dove luci e
ombre, bianchi e neri, guelfi e ghibellini si contrappongono
all’infinito.
Varcare la soglia di Palazzo della Signoria è
un’esperienza unica se mai fatta prima. E se poi, dopo la visita del
Salone dei Cinquecento, si raggiunge il terzo piano, si ha la fortuna di
assistere a ciò che la vulgata popolare chiama «l’invenzione del
panorama». Nella Sala degli Elementi si affaccia la terrazza di Saturno e
qui c’è forse la parte più scenografica della Firenze di Sud est, il
«panorama inventato», appunto o riscoperto dai Medici, forse per la
prima volta uno spicchio di bellezza spiato da un fortezza simbolo del
potere.
I Re Magi
Passati la cattedrale e il Battistero,
camminando verso via Cavour, ci si avvicina a Palazzo Medici Riccardi,
la più antica residenza medicea, voluta da Cosimo il Vecchio e firmata
da Michelozzo. Imperdibile la Cappella dei Magi con l’affresco di
Benozzo Gozzoli, l’allievo prediletto del Beato Angelico, dedicato ai Re
Magi nel quale si scorgono i volti di Cosimo, Piero e Lorenzo ancora
ragazzo. Non lontano ci sono le Cappelle Medicee, l’antica chiesa (con
sculture di Michelangelo) che custodisce le tombe di famiglia.
Non
c’è solo Firenze. Il viaggio alla scoperta dei Signori della Toscana
non può dimenticare le ville, alcune trasformate in museo, altre in
dimore storiche e hotel di lusso. Da quella di Careggi dove morì Lorenzo
a quella di Giovanni nel Mugello (si dice la prima costruita dalla
famiglia), da Castello dove ha sede l’Accademia della Crusca a la Magia
di Quarrata (Pistoia). Imperdibile villa Ambra di Poggio a Caiano, tra
Firenze e Prato, voluta dal Magnifico (gli ha dedicato un sonetto) che
la commissionò a Giuliano da San Gallo. Ci sono affreschi del Pontormo,
una collezione di nature morte collezionate dai Medici, ed è considerata
il prototipo della dimora signorile ispirata alla filosofia
neoplatonica.
Piena di fascino e ideale per un soggiorno (le
tariffe sono accessibili dai 130 euro in su) villa La Ferdinanda o dei
Cento Camini di Artimino, borgo incantevole nei pressi di Carmignano
(Prato).Se poi si vuole proseguire verso la costa di un’altra Versilia,
ecco il Palazzo di Seravezza, l’avamposto toscano di Cosimo I,
innamorato delle cave di marmo di Carrara e dell’Alta Versilia.