Corriere 26.10.16
Con i migranti a Gorino sconfitto chi chiede un’europa più solidale
di Fiorenza Sarzanini
È
la sconfitta dello Stato. Alla fine ha dovuto ammetterlo anche Michele
Tortora, il prefetto di Ferrara che ha ceduto alle proteste degli
abitanti di Gorino contro l’arrivo di una ventina di migranti. E così a
notte inoltrata, quando le undici donne e gli otto bambini stranieri
erano pronti a entrare nell’ostello scelto per l’accoglienza, ha deciso
di cambiare la loro destinazione.
È la sconfitta di chi chiede
all’Europa di essere solidale, di aiutare il nostro Paese a gestire i
flussi di profughi che a migliaia continuano a sbarcare e poi non sa
gestire l’assistenza per venti persone, non è in grado di predisporre
misure adeguate ad ospitare una ragazza incinta, altre giovani, alcuni
minorenni già fiaccati da giorni e giorni di viaggio.
Da mesi
l’Italia è meta di decine di migliaia di persone che fuggono dalle
guerre e dalla miseria. Trovare una sistemazione adeguata non è
semplice, soprattutto tenendo conto delle resistenze di sindaci e
amministratori locali. Ma questo non può diventare un alibi. Uno Stato
degno di questo nome deve gestire i flussi e non subirli, proprio per
proteggere i cittadini evitando che cedano alle paure e
all’intolleranza.
Nel 2015 ci fu una situazione analoga a Roma. Di
fronte a proteste ben più organizzate, fomentate anche da esponenti
della destra estrema, l’allora prefetto della Capitale Franco Gabrielli
dichiarò pubblicamente che non ci sarebbe stato alcun ripensamento
rispetto alla scelta di sistemare 19 stranieri in una struttura in
periferia. Poliziotti e carabinieri furono messi a protezione
dell’edificio e alla fine — grazie alla linea della fermezza — la
rivolta dei residenti si fermò.
La marcia indietro del prefetto di
Ferrara dopo la decisione presa appena qualche ora prima, può invece
rappresentare un pericoloso precedente. Nessuno deve pensare di far
prevalere la violenza per riuscire a stravolgere le regole.