martedì 25 ottobre 2016

Corriere 25.10.16
La ricerca sposa arte e musica Festa sull’enigma dei segni
Il direttore Pallavicini: «Sarà uno spazio aperto a tutti»
di Erika Dellacasa

Dai geroglifici alla scultura medievale, dal codice genetico ai sintomi delle malattie, dai terremoti alla matematica, dalla musica alla fotografia, dall’alfabeto ai computer: tutti questi argomenti hanno un comune denominatore, i segni. Un segno va colto e decifrato. Visto.
È il primo passaggio, il segno per farsi comunicazione deve essere riconosciuto da chi guarda. Yogi Berra, grande giocatore di baseball che aveva anche il dono delle frasi fulminanti, una volta ha detto: «Puoi vedere molto guardando». Per questo l’immagine che quest’anno campeggia sul manifesto del Festival della Scienza a Genova dal 27 ottobre al 6 novembre è un occhio ingrandito. «Volutamente — spiega il presidente del Festival Marco Pallavicini — la foto è ambigua, rappresenta un occhio ma potrebbe sembrare un fiore o un buco nero, il riconoscimento è in chi guarda. Allo stesso tempo quest’occhio è un doppio sguardo, dà e riceve segnali». I segni possono essere sfuggenti e quasi invisibili o macroscopici e evidenti, venire dalla natura o prodotti dalla mente o dal corpo dell’uomo o derivati dalle nuove tecnologie come la robotica, nuove conoscenze richiedono nuovi linguaggi. I segni possono essere ambigui, filtrati dalla propria esperienza e cultura. Viviamo immersi nei segni e siamo noi stessi segni, siamo viventi che mandano segnali.
Il programma del Festival è, anche quest’anno, vastissimo (festivalscienza.it; www.facebook.com/festivaldellascienza): 134 incontri, 264 relatori, 30 mostre e 86 laboratori, 15 eventi speciali e 23 eventi fuori Festival il tutto disseminato in 69 location per permettere la massima partecipazione, Palazzo Ducale rimane uno dei fulcri. «Non ci sono rivoluzioni rispetto alle precedenti edizioni — spiega Pallavicini — abbiamo soprattutto aumentato i laboratori interattivi. Il Festival è uno spazio aperto, multidisciplinare, per tutti coloro che hanno desiderio di sapere in ogni fascia di età». Oltre 500 animatori accompagnano i visitatori nel percorso.
La prima giornata si apre con la conferenza di Walter Longo su La dieta mima digiuno ovvero il regime a restrizione calorica che influisce sulle aspettative di vita e la longevità: «Longo — spiega Alberto Diaspro, presidente del consiglio scientifico — tratta questo argomento con estremo rigore: la sua ricerca si basa su dati scientifici, interpreta i segnali dati dal vivente e quelli che noi mandiamo al nostro corpo con la nostra alimentazione». Chiude la giornata l’intervento di Piero Angela sui segnali del cervello.
Da Elena Aprile, fisica della Columbia University di New York, che parlerà della materia oscura, quella parte della materia per noi invisibile di cui conosciamo pochissimo ma che influenza la parte di materia a noi più visibile, a Mario Tozzi che discuterà delle catastrofi quindi dei segnali di allarme lanciati dalla Terra, affrontando il tema della previsione e della prevenzione, i relatori del Festival scandagliano gli aspetti della nostra realtà dai più nascosti ai più eclatanti come i terremoti.
La proteina fluorescente è il tema della Lectio Magistralis del premio Nobel della chimica Martin Chalfie, studioso della proteina presente in ogni essere vivente in grado di emettere un segnale luminoso verde. Questa proteina ha rivoluzionato le scienze biologiche perché permette agli scienziati di guardare il funzionamento interno delle cellule vive (ad esempio per seguire l’evoluzione di un tumore). Chiude il Festival Giuseppe Pellicci che parlerà di CRISP-Cas9: una tecnologia che permette di agire sul genoma con una sorta di copia-incolla ritagliando punti del Dna per «spostarli».
Il Festival non è solo laboratori e conferenze ma anche spettacoli e mostre, affascinante quella dedicata al cielo notturno visto dagli aborigeni australiani Yamaji e dagli artisti sudafricani della tribù Xam, interattiva quella sul Fattore S (il fattore di chi ha la stoffa dello scienziato) curata dall’IIT di Genova e quella su «Il terremoto in...segni» dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.