Corriere 25.10.16
L’Europa deciderà dopo il voto
I conti italiani ai ministri Ue il 5 dicembre. Oggi la lettera di Bruxelles
di Federico Fubini
tutto
rimandato a dopo il referendum del 4 dicembre. Solo allora l’Europa
deciderà sui conti italiani. Oggi arriva la lettera da Bruxelles per una
richiesta di chiarimenti sullo sforamento del debito. Alla quale non è
affatto scontato che il governo risponda, cosa che farà nei prossimi
giorni, mettendo subito sul piatto la rinuncia a qualche spesa prevista
dalla manovra, che il premier non vuole assolutamente modificare. «Noi
abbiamo fatto le cose in regola. E la manovra non cambia» ha chiarito
Renzi.
In una stagione di incertezze, c’è una settimana segnata a
penna rossa perché può fornire indizi preziosi sulla direzione
dell’Italia per un bel po’ di tempo a venire. È quella che inizia il 5
dicembre, ma il referendum costituzionale del giorno prima non è l’unico
fattore. Il mattino dopo, i ministri finanziari dell’area euro si
troveranno a Bruxelles con una pila di documenti della Commissione Ue
sul tavolo: le prime “opinioni” sulle leggi di Stabilità, inclusa
ovviamente quella di Roma. Toccherà a loro confermare o modificare quei
giudizi, inclusa un’eventuale procedura a carico di un governo accusato
di non stare alle regole.
Durante la campagna referendaria, è
probabile che da Bruxelles si cerchi di tenere un basso profilo nel
dibattito italiano. Ma l’opinione che la Commissione produrrà a metà
novembre per il Consiglio dei ministri finanziari potrebbe anche non
essere positiva. In concreto un «procedura per deficit eccessivo» non
comporterebbe la rinuncia alla sovranità come accaduto alla Grecia:
Parigi, Madrid o Lisbona sono da anni sotto procedura, senza che in
superficie ciò trasformi la loro vita politica. Questo ingranaggio però,
quando s’innesca, espone un governo e un’amministrazione nazionale a
una sorveglianza sempre più intrusiva da parte della Commissione
europea. La suspense politico-burocratica attorno alla lettera di
Bruxelles di questi giorni sarebbe solo un assaggio di ciò che
aspetterebbe l’Italia in quel caso.
Toccherà ai ministri europei
decidere, se la Commissione raccomandasse di mettere l’Italia dentro
quel tipo di percorso. Il 5 dicembre esprimeranno un primo orientamento,
in vista una scelta da compiere comunque nei primi mesi dell’anno
prossimo. Nel frattempo però, anche al netto del referendum, la
settimana di inizio dicembre darà anche altre indicazioni su ciò che
aspetta l’Italia nel 2017 e magari anche dopo. È possibile infatti che
l’aumento di capitale previsto per il Monte dei Paschi di Siena venga
fissato dal 5 dicembre, fino al lunedì successivo. Quindi l’8 dicembre è
atteso l’altro appuntamento determinante per la sostenibilità della
finanza pubblica italiana: il Consiglio direttivo della Banca centrale
europea, che deve decidere come e per quanto continuare gli acquisti di
titoli di Stato oltre marzo prossimo. I tassi d’interesse che l’Italia
paga sul suo debito pubblico dipendono da questa scelta, vista
l’equazione delicata con cui il governo sta approfittando del loro calo
temporaneo per finanziare più spesa e meno tasse.
Di recente il
presidente della Bce Mario Draghi ha sottolineato che la «convergenza»
fra i tassi d’interesse sul debito nell’area euro – i Paese più fragili
pagano quasi come la Germania– «riflette l’aspettativa che il sostegno
straordinario (della Bce, ndr ) continui». Poi si è chiesto: «Ma questo
significa che continuerà per sempre? La risposta naturalmente è no».
L’Italia non ha un tempo infinito entro cui ri-apprendere a navigare i
mercati senza la bussola di Francoforte.