lunedì 24 ottobre 2016

Corriere 24.10.16
Julia Navarro, scrittrice e analista
«Una situazione diabolica. Colpa di Iglesias»
intervista di Elisabetta Rosaspina

Se tutto va bene, finirà male. Julia Navarro, scrittrice e analista, autrice di saggi sugli ex presidenti di governo, José Luis Rodriguez Zapatero e José Maria Aznar, e di romanzi («La fratellanza della Sacra Sindone», «Spara, sono già morto») sceglie un termine letterario per definire l’infelice situazione del Psoe, il partito socialista spagnolo: «Diabolica».
Perché?
«Perché il partito ha dovuto scegliere fra il male e il peggio. Il Psoe è spaccato a metà e quanti si opponevano a consentire con la loro astensione il ritorno di Mariano Rajoy al governo, ora minacciano di non rispettare le decisioni del comitato federale e di ribadire in Parlamento il loro “no”. Per la prima volta si violerebbe così la disciplina interna del partito socialista».
Meglio tornare a votare, per la terza volta?
«Sarebbe stato un disastro per i socialisti. I sondaggi prevedevano un rafforzamento del Partito popolare, che avrebbe raccolto voti perfino tra i delusi di sinistra. Il Paese ha bisogno di un governo».
Eppure l’economia migliora anche senza.
«La macroeconomia forse, ma la vita quotidiana dei cittadini no. Occorre una politica per la sanità, per l’istruzione, per aumentare salari e pensioni. Ci vuole un governo che sia un valido interlocutore in Europa».
Meglio allora un cattivo governo che nessun governo?
«No. Meglio un buon governo e, io penso, di sinistra. Rajoy non merita di riprendere il potere. Con lui abbiamo vissuto anni orrendi, di crisi e corruzione. Avrebbe fatto un favore al Paese e al suo partito, ritirandosi. Invece così dovrà negoziare con l’opposizione tutti i giorni. Si prevede una legislatura complicata. E breve. Se Rajoy resiste, è grazie a Pablo Iglesias».
A Podemos?
«Certo.Pedro Sánchez avrebbe potuto formare un governo socialista già mesi fa, con gli indipendentisti e con Podemos, se Iglesias non gliel’avesse impedito».
Che farà il Psoe?
«Tenterà di riorganizzarsi con un congresso e un nuovo leader. Ma la crisi della socialdemocrazia è globale, in tutta Europa, e favorisce un allarmante populismo».