La Stampa 24.10.16
Spagna, sì dei socialisti al nuovo governo Rajoy
Svolta dopo 300 giorni
di Paolo Mastrolilli
Un’astensione
aspettata dieci mesi. Il Partito socialista spagnolo ha cambiato linea e
darà il via libera a un nuovo governo Rajoy. Si sblocca, così, una
paralisi che durava dalla notte del 20 dicembre, le elezioni che hanno
segnato la fine del bipolarismo (quasi) perfetto. Il Psoe, smentendo due
risoluzioni dei mesi scorsi, ha deciso di togliere il veto a un governo
del Partito Popolare, attraverso un’astensione nel voto
dell’investitura, evitando così un terzo ritorno alle urne.
Mariano Rajoy sarà premier con tutta probabilità sabato prossimo (fino a oggi lo era solo facente funzione).
Da
oggi cominciano le consultazioni dal Re Filippo VI e comincerà il
dibattito sull’investitura. Nella prima votazione è richiesta la
maggioranza assoluta e il Psoe voterà no. Dopo 48 ore secondo voto, nel
quale i socialisti si asterranno e i centristi di Ciudadanos diranno sì.
Con il via libera del Psoe il premier uscente si può mettere al lavoro
per formare l’esecutivo. Più che nei nomi, la novità sarà politica: la
destra governerà in minoranza e dovrà trovare i voti in un Congresso
controllato dalle opposizioni. Il primo banco di prova non è uno
scherzo: la finanziaria. La legge di bilancio è attesa con impazienza a
Bruxelles, dopo che la Spagna ha evitato solo all’ultimo una multa per
l’eccessivo deficit.
Se la destra festeggia con prudenza, la
sinistra istituzionale esce con le ossa rotta da questa fase con il
rischio di essere scavalcata da Podemos nella guida dell’opposizione. Il
via libera al governo lascia il partito spaccato: da una parte i
dirigenti, ora guidati dalla presidente andalusa Susana Diaz, dall’altra
i militanti che si sono espressi contro l’accordo.
La vittima più
illustre è stato l’ex segretario, Pedro Sanchez, contrario a ogni
accordo con la destra, che dopo un lungo silenzio ieri ha commentato con
un tweet la svolta: «Arriverà presto il momento in cui i militanti
ricostruiranno un Psoe autonomo, lontano dal Pp, dove la base decida».
La Catalogna è l’altro fronte: i socialisti di Barcellona potrebbero
disobbedire alla nuova linea: «Faremmo un favore agli indipendentisti»,
ha spiegato il segretario del Psc, Miquel Iceta. Altri ribelli si
annidano poco più a ovest, nell’arcipelago delle Baleari. Voti non
decisivi, ma il segnale è chiaro: il partito più antico di Spagna
rischia di fare la fine del Pasok greco.