Corriere 23.10.16
Riecco Cremaschi, lo sciopero è «cosa sua»
di Aldo Grasso
L’
uomo che voleva fermare l’Italia. Lo sciopero generale di venerdì, a
cui non hanno aderito Cgil, Cisl e Uil, ha creato seri disagi
soprattutto a Roma, dove il blocco dei trasporti ha paralizzato la
Capitale. Situazioni critiche anche in altre città e caos nei trasporti.
A proclamare l’astensione dal lavoro è stato il sindacato Usb, a cui si
sono uniti anche l’Usi e l’Unicobas, e il più deciso a guidare la
manifestazione è stato Giorgio Cremaschi, ex capo della Fiom,
fuoriuscito dalla Cgil perché considerata troppo revisionista. Era da un
po’ che non lo si sentiva.
Motivo dello sciopero? Eccolo, per
bocca del redivivo Cremaschi: «Separare il voto referendario dal
giudizio su Renzi, sul governo e sulle politiche economiche che ha messo
in atto è una stupidaggine: non si può distinguere Renzi dalla
riforma». Il diritto allo sciopero è sacrosanto, identificare Renzi con
le riforme è solo un’opinione. E comunque ormai gli scioperi si fanno il
venerdì, così il sabato c’è tempo per trasformare Roma «in un centro
propulsivo di assemblee, dibattiti, concerti e spettacoli teatrali». La
domenica invece no, si riposa.
Cremaschi capovolge la concezione
del capro espiatorio. Caifa, per far fuori Cristo, ne auspicava così la
morte: «Meglio che muoia un solo uomo e non perisca la nazione intera».
Meglio che perisca la nazione (a colpi di caos) ma si salvi un uomo
solo. Chi? Ma lui, Giorgio Cremaschi.