Corriere 23.10.16
Referendum, lite nel Pd sul Sì degli over 65
D’Alema: hanno difficoltà a capire. Orfini: offende. Renzi in Sicilia: dopo l’Italia cambiamo la Ue
di Felice Cavallaro
PALERMO
Nessun problema a Washington, ma qualche incertezza fra Trapani e
Messina sembra ci sia. E forse per questo, letti i sondaggi con il Sì
traballante al Sud, Matteo Renzi si è catapultato in Sicilia per una
full immersion referendaria. Riprende la campagna annunciando «sgravi,
assunzioni e infrastrutture», compreso il ponte di Messina («certo che
lo faremo»)come ha fatto arrivando ieri per l’inaugurazione dell’anno
accademico dell’ateneo di Palermo al Teatro Massimo, cuore di una «zona
rossa» dove sono volate anche manganellate per le proteste di precari e
disoccupati, insegnanti e ricercatori. Altra occasione per una stoccata
ai «gufi» anche trasferendosi a Trapani e Messina, con una puntata a
Taormina per il G7 del prossimo anno, e spiegando ad ogni platea che il
Sì «servirà a dire che anche in Europa servono le riforme strutturali».
Deve
essere echeggiata dal suo staff la battuta di Massimo D’Alema che,
letto il sondaggio del Corriere di ieri sul Sì che prevale solo tra gli
over 65, paragona il referendum a quello sulla Brexit: «I giovani votano
No. Votano Sì solo gli anziani, forse perché hanno maggiori difficoltà a
comprendere il contenuto di questa riforma sbagliata». Alla replica
provvede il presidente del Pd Matteo Orfini, da Milano: «D’Alema usa un
argomento offensivo, dice che gli anziani non sono in grado di capire il
testo. Detto peraltro da una persona di 67 anni, mi sembra un po’ un
autogol, oltre che un’offesa».
E Renzi, colpito anche da una
frecciata di Mario Monti che parla di «voto di scambio costituzionale»,
va al contrattacco: «C’è una variegata alleanza di quelli che dicono No:
D’Alema, Berlusconi, Monti, Fini, Dini, Cirino Pomicino... Gli stessi
che prima dicevano Sì. Il loro obiettivo è riprendersi il governo che
gli abbiamo tolto perché non erano stati in grado di cambiare le cose».
Non risparmia Bersani, pure lui nel mirino: «È come Schifani, ha
cambiato idea». Né Salvini, citato a Trapani dove si dà la caccia al
super boss: «Il Matteo che ci toglie il sonno è un altro, Messina
Denaro».
Sollevato dal commento che arriva da Capri, dove il
presidente di Confindustria Vincenzo Boccia parla di «riforma
determinante» perché «serve stabilità per l’agenda politico-economica».
In linea con la scossa alla classe dirigente data da Renzi al Teatro
Massimo dove ha ascoltato la prolusione di Gaetano Miccichè, il
presidente di Banca Imi laureatosi a Palermo. Un focus sulla cultura del
merito con un richiamo a fare presto: «Mentre il medico studia, il
paziente muore, dicono in Sicilia. Non è forse il caso del governo, ma
bisogna essere rapidi nelle scelte e nel fare le cose». Annuisce il
premier, pronto a sfidare l’università, invitata a misurarsi
nell’educazione «alla profondità, al pensiero», in contrapposizione a
una sorta di «cloaca mediatica» in cui scopriamo di essere immersi
«quando una ragazza si suicida o quando una campionessa come Bebe Vio
viene travolta dalla violenza dei social».