Corriere 21.10.16
Lo sciopero delle donne
di Sara Gandolfi
«Scusate
il disturbo, ma ci stanno ammazzando». Una scritta fra migliaia di
altre, a formare un unico potente grido di dolore e di rabbia che
mercoledì ha attraversato l’America Latina. Dall’epicentro di Plaza de
Mayo a Buenos Aires sino al cuore di Città del Messico, dal Perù
all’Uruguay, dal Cile a San Paolo, fino ai quattromila metri di La Paz
in Bolivia, le donne sono idealmente «scese in sciopero», lasciando
uffici, scuole, case e sono uscite in piazza, vestite in gran parte di
nero, per dire basta alla violenza.
È triste che a risvegliare il
movimento #NiUnaMenos , nato lo scorso anno, sia stato un nuovo atroce
delitto: l’8 ottobre, la sedicenne Lucia Pérez è stata drogata, stuprata
e impalata a Mar de Plata, città argentina. Nel Paese si registra un
femminicidio ogni 30 ore. In Centroamerica il bilancio è ancor più
tragico.
Un subcontinente abituato a farsi guidare da donne — le
ex Cristina Kirchner e Dilma Rousseff, l’ancora al potere Michelle
Bachelet — torna a fare i conti con il «machismo» più disumano. Il
«miercoles negros», come è stata ribattezzata la giornata di protesta,
nata in Argentina e propagatasi via social network nei Paesi vicini, ha
visto per una volta marciare idealmente fianco a fianco le indigene
aymara della Bolivia e la bellissima Antonella Rocuzzo, moglie del
goleador Lionel Messi: «Juntas podemos, mujeres!», insieme possiamo, ha
assicurato via Instagram.
Il fratello di Lucia, con una lettera
aperta che ha fatto commuovere l’intera Argentina, ha chiamato però a
raccolta anche l’altra metà del cielo, gli uomini. Perché «dobbiamo
essere coscienti che questa volta è toccato a mia sorella soffrire una
violenza di genere bestiale, ma la prossima può succedere alla persona
che più amate a questo mondo», ha scritto Matias Farias.