Corriere 21.10.16
L’antisemita Hitler, un odio nato a Vienna
risponde Sergio Romano
Leggendo
la biografia di Himmler di R. D. Breitman, ho trovato più volte
affermato che Hitler considerava gli ebrei responsabili della sconfitta
della Germania nella Prima guerra mondiale. L’autore però non spiega
come, secondo Hitler, questo sarebbe avvenuto. Può farlo lei?
Antonio D’Isanto Pozzuoli (Na)
Caro D’Isanto,
È
probabile che il giovane Hitler, quando si installò a Vienna nel 1907
per iscriversi a un’Accademia di belle arti che non lo avrebbe mai
accolto fra i suoi studenti, avesse già tutti i pregiudizi antiebraici
della provincia austriaca da cui proveniva. Nella parte autobiografica
del Mein Kampf («La mia battaglia»), il voluminoso libro scritto fra il
1925 e il 1927, Hitler disse che il suo giudizio sugli ebrei si era
formato a Vienna e che la scintilla era scoccata quando i suoi occhi,
mentre camminava in una via centrale della capitale austriaca, erano
caduti su un uomo avvolto in un caffettano nero, la testa coperta da
riccioli altrettanto neri. Era certamente un ost-jud , un ebreo
dell’est, come venivano chiamati gli ebrei che da qualche decennio
arrivavano a Vienna dalla Galizia, dalla Bucovina e da altre aree
ucraine dell’Impero asburgico. Morbosamente affascinato da quella
apparizione, Hitler si chiese come l’uomo del caffettano potesse essere
tedesco e cominciò da allora a leggere voracemente i numerosi opuscoli
antisemiti che circolavano nella città. In altri punti del Mein Kampf
riconobbe che il suo antisemitismo doveva molto all'influenza di Karl
Lueger, sindaco di Vienna. Nelle sue funzioni di primo cittadino della
capitale e di fondatore del partito cristiano-sociale, Lueger era stato
il creatore della nuova Vienna, una città imperiale circondata da un
grande anello urbano, ricca di parchi e giardini, elegante e moderna.
Lueger era certamente antisemita e riconosceva pubblicamente la sua
simpatia per le correnti giudeofobe del Paese (la Francia) che era
teatro in quegli anni del caso Dreyfus. Ma tra Lueger e Hitler corre una
fondamentale differenza. Il sindaco aveva molti amici nella società
ebraica, non fu responsabile di una legislazione razzista e il suo
antisemitismo era soprattutto elettorale. Hitler invece credeva
nell’esistenza di un complotto ebraico per la conquista del mondo e
vedeva la mano dell’ebraismo in tutte le circostanze in cui alla
Germania non era stato consentito di realizzare i suoi obiettivi
politici. Non credeva al patriottismo degli ebrei tedeschi durante la
Prima guerra mondiale. Nonostante l’alto numero delle croci di guerra
attribuite a soldati e ufficiali ebrei, era convinto che anche dietro
quegli atti di coraggio vi fosse calcolo, doppiezza e Dio sa quale piano
occulto per minare alle fondamenta il primato della razza ariana. In un
passaggio del libro giunse perfino a sostenere che gli ebrei tedeschi
si erano spinti sino ad attizzare il fuoco della discordia tra cattolici
e luterani.