Corriere 20.10.16
Francoforte , gli editori del mondo divisi sulla libertà d’espressione
di Danilo Taino
FRANCOFORTE
È l’attacco alla libertà di espressione a dettare il programma della
Fiera del Libro di Francoforte. Nei discorsi ufficiali di apertura,
ieri, ma soprattutto nello scontro all’interno dell’Ipa (l’Associazione
internazionale degli editori) dove si è aperta una frattura che avrà un
momento importante oggi, con l’Italia in una posizione di avanguardia
contro i regimi che imbavagliano gli scrittori e chi li pubblica.
Nei
padiglioni della Buchmesse si continuano a fare affari, naturalmente. E
le novità che si sono registrate nell’ultimo anno nel panorama
editoriale italiano sono uno dei punti forti di questa edizione. Ma
sullo sfondo di tutto stanno la repressione delle idee, che avanza, e la
risposta da dare ai regimi illiberali.
Dopo la Fiera di
Francoforte dello scorso anno, nell’Ipa si è verificata una spaccatura
tra i membri. La maggioranza delle 57 associazioni che ne facevano parte
aveva deciso di aprire le porte ai rappresentanti degli editori di Cina
e Arabia Saudita.
Fino a quel momento, la discriminante per
aderire all’Ipa era stata l’indipendenza di un’associazione nazionale
dal suo governo, l’essere libera. Palesemente, i casi cinese e saudita
sono lontani dall’esaudire quella condizione. Ciò nonostante,
soprattutto grazie alla spinta degli editori britannici e americani, le
associazioni di Pechino e di Riad sono state ammesse.
La decisione
ha creato la ribellione di molti europei e in essa l’Associazione
italiana editori (Aie) ha svolto un ruolo di primo piano: i
rappresentanti di nove Paesi — Germania, Francia, Spagna, Portogallo,
Svezia, Norvegia, Finlandia e Islanda, oltre all’Italia — hanno dato
vita a un nucleo che minacciava la rottura dell’Ipa, il Milan Group, del
quale l’Aie è coordinatrice. I ribelli hanno poi raccolto altre
adesioni — svizzeri, belgi, sudcoreani, giapponesi, turchi — e ciò ha
consigliato all’Ipa di scendere a patti.
Risultato, cambiamenti
nello statuto e creazione di due nuovi organismi, uno sui criteri di
ammissione e uno sulla libertà di espressione, per i quali si voterà
oggi, a margine della Buchmesse: le associazioni dei Paesi del Milan
Group hanno presentato candidati e contano di raccogliere consensi, se
non di sfiorare la maggioranza.
La questione è importante anche al
di là della Repubblica Popolare cinese, che per alcuni Paesi, in testa
gli anglosassoni, è un mercato per il quale si possono un po’ piegare i
principi. Gli attacchi al diritto di espressione sono infatti una
minaccia crescente anche in Europa. Ieri a Francoforte si parlava
soprattutto delle situazioni della Turchia, dove l’associazione degli
editori è libera ma sempre più repressa (24 gli editori arrestati), e
dell’Ungheria dove il governo di Viktor Orbán ha imposto nelle scuole
libri di Stato ispirati a un fortissimo nazionalismo. In questo quadro,
difendere i criteri di appartenenza originari dell’Ipa diventa un pezzo
della difesa del diritto di espressione.
Sugli attacchi alla
libertà si è incentrata anche l’apertura, ieri, della Fiera. Il
direttore dell’Associazione degli editori e dei librai tedeschi,
Heinrich Riethmüller, ha letto una lettera della scrittrice turca Asli
Erdogan, la quale nel 2008 era alla Buchmesse quando la Turchia era la
nazione ospite e oggi è in prigione nel suo Paese. Ed è stato assegnato
un premio al blogger Raif Badawi, consegnato a sua moglie Ensaf Haidar,
proprio negli istanti in cui si sapeva che contro di lui sta per
riprendere un nuovo ciclo delle mille frustate a cui il regime
dell’Arabia Saudita l’ha condannato.
In Italia, la libertà
d’espressione è garantita, naturalmente. Come la libertà di mercato,
sembrerebbe. L’acquisto della Rizzoli da parte della Mondadori non pare
avere creato posizioni di monopolio, al momento. Dopo che il nuovo
gruppo ha ceduto la Marsilio alla famiglia De Michelis e la Bompiani
alla Giunti, le quote di mercato vedono Mondadori-Rizzoli appena sotto
al 29%, il gruppo Gems (Mauri-Spagnol) attorno all’11 e la nuova Guanda
attorno al 9. Per alcuni versi, anzi, il quadro della concorrenza
potrebbe essersi irrobustito.
Fatto sta che il nuovo equilibrio
tra gli editori italiani sembra avere dato una scossa al settore, tanto
che alla Buchmesse è quest’anno una delle novità di cui più si parla
(anche le dimensioni del padiglione Italia sono raddoppiate rispetto
all’anno scorso). In un mercato nazionale dei libri che nei primi otto
mesi dell’anno ha visto il fatturato crescere dello 0,2 per cento
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.