Corriere 19.10.16
Cucchi, i periti del giudice che non danno risposte
di Giovanni Bianconi
Valutazioni
«soggettive». Alla fine, stretti dalle domande del giudice, del
pubblico ministero, e degli avvocati, i periti del «caso Cucchi» hanno
dovuto ammettere che dietro la conclusione di una «morte improvvisa e
inaspettata per epilessia», raggiunta dopo quasi un anno di lavoro, non
ci sono riscontri oggettivi. Solo una convinzione, che pure hanno difeso
strenuamente, a cui attribuiscono il 60 per cento delle probabilità. Il
restante 40 per cento chiama in causa le fratture, correlate al
pestaggio subito dal giovane tossicodipendente arrestato il 15 ottobre
2009 e spentosi una settimana più tardi nel reparto detentivo di un
ospedale.
Gli esperti nominati dal giudice nel tentativo di fare
chiarezza, insomma, non l’hanno fatta. Citano fonti scientifiche a
supporto della loro opinione, che però si reggono sull’assenza di
ipotesi alternative, mentre in questo caso sono loro stessi ad avanzarne
un’altra. E i frequenti ricoveri di Cucchi prima dell’arresto, secondo i
periti, sarebbero da mettere in relazione all’epilessia, ma nei referti
non c’è traccia di quella diagnosi. Come mai? Nessuna risposta.
L’ennesimo
tentativo di dare una spiegazione scientifica alla morte di Cucchi
sembra andato a vuoto. Restano però i risultati raggiunti
dall’inchiesta-bis della Procura di Roma, convinta di aver raggiunto la
prova del «violentissimo pestaggio» di un detenuto poco collaborativo,
con conseguenti bugie e manomissione di atti per far sparire ogni prova
da parte dei cinque carabinieri indagati. Da questo sarà difficile
tornare indietro, e il processo che a questo punto sembra inevitabile
(si vedrà se per «lesioni gravissime» o «omicidio preterintenzionale»)
dovrà stabilire che cosa sia accaduto la notte di quell’arresto. A
prescindere dalle convinzioni, più o meno riscontrate, sulle cause della
morte di Cucchi.