Corriere 18.10.16
La Cina vola da sola miliardi e hi-tech per dominare il cosmo
Due astronauti verso la stazione spaziale: 33 giorni in orbita Soldi (e segreti) per sorpassare Stati Uniti, Europa e Russia
di Angelo Aquaro
PECHINO.
L’uomo che Pechino ha mandato nello spazio per la terza volta, Jing
Haipeng, era così povero che quando lo presero in aviazione la sua
famiglia, per festeggiarlo, gli regalò un cocomero. Un piccolo pasto per
un uomo, un pasto da giganti per l’umanità: almeno quella di quaggiù.
Il volo della navicella Shenzhou-11 comandata dal generale Jing,
decollata ieri dalla base di Jiuquan in Mongolia per agganciare la
stazione orbitante Tiangong- 2, ha proprio l’obiettivo mica tanto
nascosto di divorarsi i rivali americani: e fare della Cina la prima
grande superpotenza spaziale al mondo.
Le ragazze in costume
tipico che applaudono gli astronauti in partenza, i saluti militari, le
tv di stato che per tutto il giorno mandano a loop le immagini del
lancio, dieci milioni di visualizzazioni sul social Weibo, gli ingegneri
della cinese Lenovo che dieci anni fa si pappò la Ibm e oggi mostrano
orgogliosi i laptop speciali realizzati per gli astronauti: Houston
avete un problema, e quel problema si chiama Pechino. Con il lancio di
ieri, il sorpasso non è più una mission impossibile. Sì, Barack Obama ha
annunciato che per gli anni 30 di questo secolo gli americani
metteranno piede su Marte. Ma con quali soldi? È vero che Cape Canaveral
continua a spendere almeno 20 miliardi all’anno contro gli 11 che Space
City, la cittadella futuristica alle porte di Pechino, ha investito nel
2013. Ma gli esperti giurano che entro 4 anni il gap sarà colmato. Di
più. Dopo altri 4 anni i cinesi potrebbero essere i soli padroni dello
spazio. Nel 2015 sempre Obama ha firmato per il mantenimento della
stazione spaziale internazionale «almeno fino al 2024»: ma come si può
andare alla conquista dell’universo con i contratti in scadenza?
Il
lancio di ieri segna invece già la sesta volta dell’uomo di Pechino
nello spazio, oltre che la terza cavalcata personale del generale Jing, e
farà registrare il record della più lunga permanenza per cinesi, che in
fondo si sono affacciati con un astronauta lassù soltanto ieri: era
appena il 2003. Il generale Jing Haipeng, classe 1966, e il capitano
Chen Dong, 1978, resteranno 33 giorni a 393 chilometri di distanza dalla
Terra. Pechino dice che con loro comincia la terza fase delle missioni
umane. La prima è stata appunto quella del battesimo di 13 anni fa, il
Yuri Gagarin di qui si chiama Yang Liwei, il volo è quello dello
Shenzhou- 5 e la leggenda vuole che l’astronauta sbaragliò la
concorrenza degli altri aspiranti esibendo una virtù tipicamente cinese
come l’imperturbabilità: perfino la notte prima dello storico volo dormì
profondamente, neppure fosse il principe di Condé. La seconda fase è
stata quella della sperimentazione scientifi- ca con il lancio della
stazione orbitanti Tiangong- 1. La terza è questa: un mese fa la
partenza della Tiangong-2 e ieri dei due astronauti per le prove
generali del lancio entro il 2022 di una stazione orbitante da 20
tonnellate, più del doppio di quella attuale.
I soliti maligni,
per la verità, sospettano che Pechino abbia in programma anche una
quarta e definitiva fase: la conquista dello spazio per il controllo
della Terra. Un ricercatore forzatamente anonimo della China Academy of
Space Technology lo dice chiaramente al
South China Morning Post:
«Il valore militare della missione non viene discusso in pubblico ma è
un segreto noto a tutta la comunità scientifica». Il segreto sarebbe
quell’orologio atomico spedito con la Tiangong 2. È il più preciso del
mondo, perde solo un secondo in un miliardo di anni. Ma soprattutto
sarebbe capace di individuare gli altrimenti invisibili sottomarini
nucleari: gli interferometri atomici intercetterebbero le vibrazioni
gravitazionali movimentate da questi colossi da 170 metri che muovono al
passaggio 48mila metri cubici di acqua. Messa così sembra il doppio
sequel di Ventimila leghe sotto i mari e
Dalla Terra alla Luna
messi insieme. Ma è anche e soprattutto per questo che pur lavorando da
tempo con gli stessi russi Washington dal 2011 ha vietato alla Nasa di
collaborare con Pechino. Scelta per una volta non condivisa dagli
alleati: l’anno scorso, anzi, l’Ente spaziale europeo ha invitato i
propri astronauti a studiare il mandarino.
Sarà il cielo dunque
l’ultima provincia della Cina? Zhang Youxia, il comandante in capo delle
missioni umane, ieri spadroneggiava in tv tutto impettito nelle sue
stellette da generalissimo. Ma sotto il tappetto dei record anche i
cinesi nascondono qualcosa. Che fine ha fatto, per esempio, il
Tiangong-1? Wu Ping, la responsabile del progetto, ha ammesso che il
laboratorio «ha esaurito la sua missione» e dovrebbe disintegrarsi
tornando sulla Terra nella seconda metà del 2017. Ma secondo un
astrofisico di Harvard, Jonathan McDowell, i cinesi ne hanno perso il
controllo «e non sanno neppure dove cadrà». Diceva Confucio: “Che gli
uccelli dell’ansia volino sulla vostra testa non potete impedirlo”.
Proviamo almeno a impedire che ci caschino su?