Corriere 18.10.16
«I cinesi si comprano Hollywood e nei film non sono più i cattivi»
La denuncia di un lobbista Usa: storie cambiate per non irritare Pechino
di Guido Santevecchi
PECHINO
C’è questo cartellone da qualche giorno sul Sunset Boulevard di Los
Angeles: si vede la mano di un puparo che tira i fili della Amc
Entertainment, seconda catena di cinema degli Stati Uniti, 5.028 schermi
e 20 mila dipendenti. Accanto alla mano una grande scritta: «La
Marionetta rossa». È un messaggio contro la «conquista comunista» di
Hollywood. Il bersaglio è Wang Jianlin, il miliardario cinese che ha
comperato per 2,6 miliardi di dollari la Amc. E che ha speso 3,5
miliardi per acquisire gli studios Legendary, noti per la serie di
«Godzilla». E che a settembre ha stretto un accordo con la Sony per
collaborare alle produzioni della Columbia Pictures, una delle mitiche
«big six», le major del cinema americano.
Quel cartellone sul
Sunset Boulevard lo ha fatto piazzare Mr. Rick Berman, sdegnato con il
governo di Washington che non impedisce l’avanzata delle Stelle rosse
nel firmamento di Hollywood. Non c’è solo Wang Jianlin con il suo Wanda
Group, ma anche Jack Ma di Alibaba, che si è appena accordato con Steven
Spielberg per coprodurre una mezza dozzina di film.
Berman
sostiene che «la conquista comunista dei nostri film» avrà una deleteria
conseguenza: «non vedremo più un cinese cattivo nei film americani».
Non è il solo a pensarla così: il New York Times ha osservato che sono
ormai dieci anni che i «villains» di Hollywood non vengono più da
Pechino e dintorni. Il pensiero è condiviso da un gruppo di 16 deputati
del Congresso che hanno chiesto l’intervento della potente Commissione
federale di controllo sugli investimenti stranieri negli Stati Uniti.
Il
signor Berman è un noto lobbista di Washington, che si è conquistato il
soprannome di Dr. Evil, Dottor Male, per il suo lavoro di lobbying
contro i sindacati. Dottor Male contro il Puparo rosso, sembra un titolo
da film.
E qui viene il punto. Davvero i cattivi cinesi sono
scomparsi dai film? In effetti sì, oppure diventano buoni. Qualche
esempio: nel sequel di «Alba rossa» era stato previsto che Cina e Corea
del Nord invadessero l’America, poi i cinesi sono stati tagliati e sono
restati solo gli indifendibili soldati di Kim Jong-un. Nel «Marziano» la
Cina salva la situazione; in «Gravity» l’astronauta Sandra Bullock
viene soccorsa da una stazione spaziale cinese e riesce a tornare sulla
Terra grazie a una capsula made in China. E poi «World War Z», dove in
origine si immaginava che Brad Pitt dovesse far fronte a un’apocalisse
di zombie originata da una sorta di ground zero in Cina: guardando al
botteghino nella Repubblica popolare, il riferimento è stato spostato
geograficamente in Russia e lo scienziato che scopre il virus è un bravo
cinese. Per «Iron Man 3» è stata aggiunta una scena con Fan Bingbing,
attrice che qui piace molto, ma che non abbiamo visto in Occidente
perché è stato un regalo al pubblico cinese solo per la loro edizione. E
ancora «Skyfall», che in Cina ha omesso la scena di Shanghai in cui un
cinese viene ucciso sotto gli occhi di James Bond; via anche il dialogo
in cui Javier Bardem ricordava di essere stato tradito a Hong Kong e
torturato dai servizi segreti comunisti.
Ieri notte Wang Jianlin
era a Los Angeles per annunciare un piano in base al quale Wanda pagherà
il 40% dei costi di produzione alle major che verranno a girare nei
suoi nuovi studios di Qingdao. Chissà se è passato sul Sunset Boulevard.