Corriere 18.10.16
“Non siamo punitivi ma sui conti dell’Italia l’esame sarà esigente”
Moscovici, commissario europeo per gli Affari monetari: abbiamo già concesso abbastanza
di Anais Ginori
PARIGI.
«Con l’Italia avremo un dialogo esigente». Pierre Moscovici lancia un
nuovo monito al governo di Roma. Da ieri la manovra di Matteo Renzi è
arrivata sul tavolo del commissario europeo agli Affari economici e di
quello ai Servizi finanziari, Valdis Dombrovski. Moscovici ripercorre
con un sorriso le successive comunicazioni di Roma sul rapporto
deficit/Pil nella legge di bilancio 2017. «Eravamo partiti da 1,8%»,
ricorda. Poi si è passati al 2% con la nota di aggiornamento al Def e la
richiesta mandata a Bruxelles. E la conclusione è stata l’attuale 2,3%
inserito nella manovra. «Ho detto subito che non era la cifra che avevo
in mente. Ne prendo atto e mi preparo alla discussione con Roma». Uno
scarto pari a 0,5%, sottolinea Moscovici, non è “poca cosa”. «Sono circa
10 miliardi di euro. E faccio notare che Roma ha già goduto l’anno
scorso di una flessibilità pari a 19 miliardi».
Il livello di
esigenza di Bruxelles sarà più quantitativo o qualitativo? «La manovra è
stata appena consegnata ai nostri uffici, dobbiamo esaminarla nella
forma e nel contenuto», risponde Moscovici, invitato a un incontro del
Club de la presse européenne presieduto da Alberto Toscano. «Non siamo
la Commissione delle punizioni e delle sanzioni» spiega Moscovici,
ripetendo però che la flessibilità e l’applicazione «intelligente» del
Patto di Stabilità non possono significare «cancellazione delle regole».
C’è il rischio che la manovra italiana sia bocciata da Bruxelles? «Da
quando sono alla Commissione - ricorda l’ex ministro socialista,
nominato nel 2014 – abbiamo preso alcune decisioni border line che non
rimpiango affatto. Ma non abbiamo mai valicato la linea rossa». Renzi
l’ha superata? «Dovrete aspettare per saperlo» ribatte aggiungendo in
italiano: «Ci vediamo».
Moscovici racconta di essersi sentito più
volte nelle ultime settimane con il ministro Padoan. Lo scambio con Roma
si intensificherà nei prossimi giorni. La Commissione potrebbe chiedere
al governo italiano di fare alcune correzioni entro inizio novembre. «E
poi daremo il nostro giudizio definitivo» spiega Moscovici senza
fissare una data nel corso del prossimo mese. «Sarà comunque entro
l’Ecofin dell’8 dicembre». E’ possibile ritardare il parere della
Commissione a dopo il referendum del 4 dicembre? «Non faremo
aggiustamenti di calendario per problemi di politica interna»
puntualizza Moscovici a cui però è nota la criticità del momento
politico. Non a caso esprime preoccupazione per il voto italiano e un
convinto sostegno al premier. «Mi auguro che Renzi vinca il referendum.
Malgrado tutto penso che l’Italia abbia bisogno di lui e non debba
cedere al populismo. Una sconfitta di Renzi – aggiunge Moscovici -
aprirebbe un periodo di incertezza e pericolo per il vostro paese».
Sul
via libera alla manovra molto si giocherà nell’analisi delle spese
pubbliche oggetto della flessibilità, ovvero quelle per il terremoto e
l’accoglienza dei migranti, che Moscovici considera «del tutto
legittime». Con un’avvertenza: Bruxelles dovrà verificare quali sono le
spese “effettive” per affrontare le varie emergenze e quelle più
“discrezionali”, non di pronto intervento, che non ricadrebbero nelle
clausole di flessibilità autorizzate da Bruxelles. Alla fine del
percorso, Moscovici non esclude sanzioni contro Roma. «Ma pensiamo che
sia sempre meglio dialogare per convincere i governi a fare riforme e a
ridurre i deficit. Non è lassismo come dice qualcuno. La media dei
deficit pubblici nell’eurozona è diminuita dal 6 al 2% tra il 2010 e il
2016».
Moscovici sta per pubblicare un libro sull’Europa nel quale
riconosce, con un eufemismo, che l’Ue «non è in grande forma». Ma vede
alcuni segnali positivi. Il commissario non considera deludente il
vertice di Bratislava. «Dopo il Brexit, era importante mostrare che
l’Europa avanza in particolare su temi come protezione e sicurezza».
L’unico critica semmai è l’assenza di progressi sulla governance
dell’eurozona. «Continuo a essere favorevole a un bilancio comune e a un
ministro unico delle Finanze» spiega Moscovici che auspica su questo
passi avanti in occasione dell’anniversario del Trattato di Roma, nel
marzo prossimo.