martedì 18 ottobre 2016

Corriere 18.10.16
“Non siamo punitivi ma sui conti dell’Italia l’esame sarà esigente”
Moscovici, commissario europeo per gli Affari monetari: abbiamo già concesso abbastanza
di Anais Ginori

PARIGI. «Con l’Italia avremo un dialogo esigente». Pierre Moscovici lancia un nuovo monito al governo di Roma. Da ieri la manovra di Matteo Renzi è arrivata sul tavolo del commissario europeo agli Affari economici e di quello ai Servizi finanziari, Valdis Dombrovski. Moscovici ripercorre con un sorriso le successive comunicazioni di Roma sul rapporto deficit/Pil nella legge di bilancio 2017. «Eravamo partiti da 1,8%», ricorda. Poi si è passati al 2% con la nota di aggiornamento al Def e la richiesta mandata a Bruxelles. E la conclusione è stata l’attuale 2,3% inserito nella manovra. «Ho detto subito che non era la cifra che avevo in mente. Ne prendo atto e mi preparo alla discussione con Roma». Uno scarto pari a 0,5%, sottolinea Moscovici, non è “poca cosa”. «Sono circa 10 miliardi di euro. E faccio notare che Roma ha già goduto l’anno scorso di una flessibilità pari a 19 miliardi».
Il livello di esigenza di Bruxelles sarà più quantitativo o qualitativo? «La manovra è stata appena consegnata ai nostri uffici, dobbiamo esaminarla nella forma e nel contenuto», risponde Moscovici, invitato a un incontro del Club de la presse européenne presieduto da Alberto Toscano. «Non siamo la Commissione delle punizioni e delle sanzioni» spiega Moscovici, ripetendo però che la flessibilità e l’applicazione «intelligente» del Patto di Stabilità non possono significare «cancellazione delle regole». C’è il rischio che la manovra italiana sia bocciata da Bruxelles? «Da quando sono alla Commissione - ricorda l’ex ministro socialista, nominato nel 2014 – abbiamo preso alcune decisioni border line che non rimpiango affatto. Ma non abbiamo mai valicato la linea rossa». Renzi l’ha superata? «Dovrete aspettare per saperlo» ribatte aggiungendo in italiano: «Ci vediamo».
Moscovici racconta di essersi sentito più volte nelle ultime settimane con il ministro Padoan. Lo scambio con Roma si intensificherà nei prossimi giorni. La Commissione potrebbe chiedere al governo italiano di fare alcune correzioni entro inizio novembre. «E poi daremo il nostro giudizio definitivo» spiega Moscovici senza fissare una data nel corso del prossimo mese. «Sarà comunque entro l’Ecofin dell’8 dicembre». E’ possibile ritardare il parere della Commissione a dopo il referendum del 4 dicembre? «Non faremo aggiustamenti di calendario per problemi di politica interna» puntualizza Moscovici a cui però è nota la criticità del momento politico. Non a caso esprime preoccupazione per il voto italiano e un convinto sostegno al premier. «Mi auguro che Renzi vinca il referendum. Malgrado tutto penso che l’Italia abbia bisogno di lui e non debba cedere al populismo. Una sconfitta di Renzi – aggiunge Moscovici - aprirebbe un periodo di incertezza e pericolo per il vostro paese».
Sul via libera alla manovra molto si giocherà nell’analisi delle spese pubbliche oggetto della flessibilità, ovvero quelle per il terremoto e l’accoglienza dei migranti, che Moscovici considera «del tutto legittime». Con un’avvertenza: Bruxelles dovrà verificare quali sono le spese “effettive” per affrontare le varie emergenze e quelle più “discrezionali”, non di pronto intervento, che non ricadrebbero nelle clausole di flessibilità autorizzate da Bruxelles. Alla fine del percorso, Moscovici non esclude sanzioni contro Roma. «Ma pensiamo che sia sempre meglio dialogare per convincere i governi a fare riforme e a ridurre i deficit. Non è lassismo come dice qualcuno. La media dei deficit pubblici nell’eurozona è diminuita dal 6 al 2% tra il 2010 e il 2016».
Moscovici sta per pubblicare un libro sull’Europa nel quale riconosce, con un eufemismo, che l’Ue «non è in grande forma». Ma vede alcuni segnali positivi. Il commissario non considera deludente il vertice di Bratislava. «Dopo il Brexit, era importante mostrare che l’Europa avanza in particolare su temi come protezione e sicurezza». L’unico critica semmai è l’assenza di progressi sulla governance dell’eurozona. «Continuo a essere favorevole a un bilancio comune e a un ministro unico delle Finanze» spiega Moscovici che auspica su questo passi avanti in occasione dell’anniversario del Trattato di Roma, nel marzo prossimo.