Corriere 17.10.16
Nuovo consiglio dell’Onu, una strada tutta in salita
risponde Sergio Romano
I
membri permanenti dell’Onu non vogliono fare i conti con la storia se
tra i membri permanenti non c’è l’India, un Paese dell’Africa,
dell’America Latina. Ciò che lascia perplessi da una prospettiva europea
è che tra i «possidentes», siano rimaste la Francia e la Gran Bretagna
che non sono grandi potenze. Quest’ultima con la Brexit ha scelto la
linea isolazionista...Non è un anacronismo che la Francia continui a
detenere il diritto di veto all’Onu e sviluppi politiche autonome
all’interno dell’Ue? Quando l’Ue avrà una sola, comune politica estera,
premessa indispensabile per la sua unità?
Domenico Testa
Caro Testa,
Esiste
un gruppo di quattro Paesi (Brasile, Germania, Giappone, India) che
vuole riformare il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ed esiste un Paese,
in particolare, che aspira a divenire membro permanente (l’India).
Sembra che nelle loro intenzioni il nuovo Consiglio si comporrebbe di 25
membri (oggi sono 15) e che i membri permanenti (oggi 5) salirebbero a
sei. Il gruppo sperava di avviare una discussione sulla riforma
nell’Assemblea generale sin dal Settantesimo anniversario (la conferenza
che istituì l’Organizzazione delle Nazioni Unite ebbe luogo a San
Francisco nel 1945). Ma l’Assemblea, negli scorsi giorni, ha rinviato la
discussione alla prossima sessione che comincerà nel settembre 2017.
Dietro
il rinvio vi sono probabilmente le resistenze di quei membri che
ritengono di appartenere alla categoria dei possibili candidati e temono
di essere ignorati e scavalcati. Fra coloro che preferiscono lasciare
le cose come stanno vi sono anche la Francia e la Gran Bretagna,
preoccupate entrambe dall’apertura di un confronto che potrebbe
rimettere in discussione il loro status. La Gran Bretagna ritiene di
avere un rapporto speciale con gli Stati Uniti e si considera membro
anziano di un’area di lingua inglese che va dal Canada all’Australia e
alla Nuova Zelanda. La Francia può vantare una rete di clientele
africane. Entrambe sono potenze nucleari e spendono per i loro bilanci
militari molto più di quanto spendano mediamente i loro partner europei.
Ma l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue la rende meno utile agli Stati
Uniti di quanto fosse prima del referendum. E il peso della Francia
nell’Unione è diminuito dall’aumento dell’influenza tedesca.
Vi
saranno certamente altri tentativi e altri progetti. Ma l’accordo,
quando verrà raggiunto, diventerà operativo soltanto se verrà approvato
dai due terzi dell’Assemblea e da tutti i cinque membri del Consiglio di
Sicurezza che dispongono del diritto di veto.