lunedì 17 ottobre 2016

Corriere 17.10.16
Monsignori, McDonald’s e odori insopportabili
La novità è l’inedita alleanza tra ciò che resta della sinistra chic-spocchiosa oramai sul viale del tramonto e un fronte di monsignori che abbandonano la millenaria prudenza vaticana per gettarsi nella battaglia contro l’apertura di un McDonald’s a Borgo Pio, a due passi da San Pietro
di Pierluigi Battista

L a novità non è ovviamente la stucchevole, sempre più stanca, ripetitiva, polverosa guerra santa contro il simbolo McDonald’s. La novità è l’inedita alleanza tra ciò che resta della sinistra chic-spocchiosa oramai sul viale del tramonto e un fronte di monsignori che abbandonano la millenaria prudenza vaticana per gettarsi nella battaglia contro l’apertura di un McDonald’s a Borgo Pio, a due passi da San Pietro, ma soprattutto a un passo, anzi immediatamente sotto i bei palazzi in cui i cardinali soggiornano, con una comprensibile preferenza per gli attici in cui però non già l’odore di santità, bensì gli effluvi dei cheeseburger rischiano di diffondersi attraverso le terrazze. La novità non è neanche l’improvvisa sollecitudine dei cardinali minacciati dal vociante popolo del fast-food in un rione storico già infestato di friggitorie tuttavia un po’ discoste dai palazzi d’abitazione, dai rivenditori di souvenir e paccottiglia di non eccelsa qualità estetica, ma che non emana cattivo odore, suggerendo che non l’integrità del Borgo, ma l’eccessivo affollamento sotto gli appartamenti cardinalizi sia all’origine dell’appello contro la profanazione del nuovo McDonald’s. La novità è la subitanea premura dei monsignori per cibi che «non offrono garanzie per la salute dei consumatori».
Preoccupazione che evidentemente dimostra, come ha scritto sul Fatto quotidiano Daniela Ranieri, quanto le Loro Eminenze firmatarie dell’appello (da Gianfranco Ravasi ad Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, fino a Dario Castrillon Hoyose Manuel Monteiro de Castro) «abbiano a cuore i valori non solo della cristianità ma anche quelli del nostro sangue». Solo che però tutta questa attenzione sembra affiorare, e meritare un impegno battagliero così squillante, quando i cibi potenzialmente deleteri vengono consumati in prossimità dei palazzi e degli attici e non, come accade da alcuni decenni, in vaste zone delle città superficialmente definite «periferie». Dando così la sgradevole e certo ingiusta sensazione che tanta apprensione per la qualità nutritiva dei cibi ingurgitati dal popolo tocchi la sensibilità dei monsignori solo e soltanto quando la vicinanza fisica e olfattiva con succulenti BigMac e fragranti patatine fritte renda inevitabile un intervento dei porporati. Certamente un sospetto infondato. Le nostre anime e i nostri grassi ringraziano sentitamente.