Corriere 15.10.16
Missione collettiva C’è il dovere di partecipare
di Paolo Valentino
In
visita in Italia il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, ha
confermato ieri la partecipazione dell’Italia allo schieramento di
truppe Nato ai confini orientali. Era del 9 luglio scorso la notizia che
140 soldati italiani sarebbero stati inquadrati nel contingente a guida
canadese, che l’Alleanza schiererà nella primavera 2017 in Lettonia. Il
presidente del Consiglio lo aveva confermato il giorno dopo in
conferenza stampa, al termine del vertice Nato di Varsavia. Renzi aveva
anche assicurato che lo spiegamento sarebbe stato preceduto dagli
opportuni passaggi parlamentari, nell’ambito della legge sulle missioni.
La decisione di schierare 4 battaglioni a rotazione nei Paesi baltici e
in Polonia serve a rassicurare gli alleati del fronte Est, preoccupati
dagli atteggiamenti aggressivi della Russia. Si può discutere se sia il
modo migliore di porsi nei confronti di Mosca e non ci si può stupire se
poi il Cremlino reagisce piazzando i missili Iskander a Kaliningrad. Ma
è una decisione collettiva, cui tutti i membri della Nato hanno il
dovere di partecipare, poiché nelle alleanze internazionali o si è
dentro o si è fuori. Lo sanno bene gli esponenti di Forza Italia, che
oggi gridano al lupo, ma hanno sempre rivendicato il loro atlantismo a
24 carati e in passato hanno spesso votato con i governi di
centrosinistra per il finanziamento delle missioni.È bene anche
ricordare ai «nuovi pacifisti» che la decisione è parte di un documento,
in cui l’Alleanza si impegna a tenere aperto il dialogo con la Russia,
posizione da sempre difesa dalla nostra diplomazia, come ricordato ieri
da Gentiloni. Di più, a Varsavia la Nato, su sollecitazione dell’Italia,
volge per la prima volta in modo non formale la sua attenzione anche
alle minacce che vengono dal fianco Sud, offrendo per esempio navi e
uomini al controllo del traffico d’armi verso la Libia o assistenza
logistica alla missione Sophia. Ma in Italia la politica ha memoria
corta