sabato 15 ottobre 2016

Corriere 15.10.16
Il partito anti Ue irrompe nella campagna sulla riforma
di Massimo Franco

Emergono due elementi dalla reazione delle opposizioni contro l’invio di un numero simbolico di soldati italiani in Lettonia nel 2018. Il primo è che riaffiora un «partito russo» trasversale che va dalla destra di Matteo Salvini al Movimento 5 Stelle. E coincide quasi del tutto con il «partito del No» al referendum istituzionale del 4 dicembre. Questa coincidenza va al di là del fatto che sia euroscettico e diffidi della Nato: tinge con i colori della politica interna una polemica in apparenza sulle questioni internazionali.
Il secondo elemento è che i bersagli, in particolare di Beppe Grillo, sono Matteo Renzi e Giorgio Napolitano. È come se nella gerarchia degli avversari dei Cinque Stelle il premier e l’ex capo dello Stato fossero i corifei di quello che sbrigativamente viene bollato come «partito bellico». «Vogliono trascinarci in guerra», scrive Grillo ritraendoli entrambi in trincea con l’elmetto, in un fotomontaggio. Il messaggio che si vuole trasmettere è di un esecutivo prono ai diktat della Nato; e dunque lesto a schierare i soldati insieme agli altri alleati occidentali, in quella che per il «partito russo» è una provocazione contro Putin. Ma Renzi e Napolitano sono anche i due uomini-simbolo del Sì nel referendum. Il governo ricorda che la decisione è stata presa l’8 luglio scorso in un vertice Nato-Ue a Varsavia, in Polonia, dove crescono le pulsioni antirusse.
Ma non basta. L’annuncio ha inserito a forza anche questo tema nella campagna referendaria. Perché è chiaro che il contraccolpo immediato non si registrerà sulla politica estera dell’Italia. Preannunciare l’invio di 140 soldati italiani nel 2018 nei Paesi baltici che si sentono minacciati dall’attivismo del Cremlino, conferma i venti di una nuova Guerra fredda; ma va considerato come una chiamata a raccolta strategica alla quale è difficile sottrarsi anche per un governo dialogante con la Russia come il nostro.
Semmai, la sensazione è che l’esecutivo sia stato spiazzato dalle reazioni. Forse non pensava che il partito antieuropeo entrasse nella campagna referendaria usando anche questo argomento.
Il Pd interviene per sottolineare come l’annuncio dell’invio dei soldati sia stato strumentalizzato. L’offensiva del M5S e della Lega conferma, tuttavia le incognite sui loro orientamenti internazionali.
Rischia di rilanciare i sospetti su un’alleanza di fatto tra forze populiste europee e Cremlino, dalla Francia all’Ungheria. E costringe a chiedersi dove andrebbero l’Italia, l’euro, l’Ue se dovessero prevalere questi movimenti. Non significa disconoscere il ruolo che la Russia sta svolgendo contro il terrorismo del sedicente Stato islamico in Siria: un ruolo, peraltro, accentuato dagli errori commessi negli ultimi anni dall’Occidente, oggi meno presente e credibile in quell’area del mondo.