martedì 11 ottobre 2016

Corriere 11.10.16
Caos e polemiche sui talk show. Scatta la par condicio
Fronte del No diviso rebus su chi va in tv
di Paola Di Caro

ROMA È tra le più infuocate campagne referendarie degli ultimi decenni, sicuramente la più complicata da gestire per tutti i protagonisti in campo: comitati per il Sì e il No, partiti e anche operatori dell’informazione, in particolare della tv che ha il dovere di coprire la campagna secondo i rigidi dettami della par condicio dovendo gestire due fronti di cui uno compatto e l’altro, il No, variegatissimo e senza una guida unitaria al suo interno.
La par condicio, scattata ufficialmente ieri con la delibera che impone uguale presenza su televisione e radio per Sì e No, si irrigidirà negli ultimi trenta giorni prima del voto, quando scatteranno in Rai fasce obbligate di informazione aggiuntive a quelle già esistenti. E le regole per gestire una materia già incandescente potrebbero essere varate già oggi in commissione di Vigilanza Rai con il voto sul regolamento.
La polemica è già esplosa con le accuse che arrivano da tutti i sostenitori del No (centrodestra, grillini, sinistra) a Renzi di occupare «come fosse casa sua» la tv e di scegliersi interlocutori e spazi. E se è vero che, come confermano dal Pd, il premier continuerà ad essere il protagonista della campagna — a seguire ci saranno la Boschi, ma anche Gentiloni e Rosato sembra che funzionino bene —, è quasi impossibile dire chi, come e quando lo contrasterà a nome degli esponenti del No. Già perché nonostante 14 dei 18 comitati formati (non ce n’è uno solo ufficiale perché non sono state raccolte le 500mila firme necessarie per crearlo) si siano riuniti sotto la guida di Gaetano Quagliariello per fare iniziative comuni (un sito unitario, manifestazioni congiunte, campagna all’estero), non esiste uno spin doctor che possa decidere se nella trasmissione X o nel faccia a faccia Y debba andare Di Maio, o Brunetta, o Zagrebelsky o chi per loro. E tantomeno esiste una linea comunicativa comune con la quale sfidare il premier.
Al proprio interno i partiti si stanno organizzando per fare campagna — Forza Italia con l’ok di Berlusconi, che probabilmente solo a ridosso del voto deciderà se scendere in campo o no, farà partire una carovana di Fiat 500 in viaggio per l’Italia, il M5S ha pronta una nuova offensiva «nel mondo» dopo quella in moto di Di Battista per convincere gli italiani all’estero —, ma come si divideranno gli spazi televisivi destinati al No è un mistero per tutti. Anche per chi quegli spazi li dovrà gestire, come Gianluca Semprini di Politics, praticamente unico talk show politico attualmente in onda sulla Rai che stasera ospiterà Renzi e che per primo applicherà il conteggio temporale con tanto di timer sulle dichiarazioni del premier che scatterà solo quando si parlerà di referendum (meccanismo che verrà ripetuto in tutte le trasmissioni che ospiteranno politici): «Sì, dovremo verificare quanti minuti saranno dedicati al tema, e poi concedere gli stessi al No». Lui, che ha sette puntate da qui al voto, assicura che darà spazio a tutte le anime del No: «Noi abbiamo la par condicio nel sangue», sorride. Ma fuori si scorgono fuochi, pronti a divampare .