Corriere 10.10.16
Marino attacca: Matteo su di me mal consigliato, Orfini si dimetta
di Andrea Arzilli
ROMA
Il commissario del Pd di Roma Matteo Orfini «non ha mai amministrato
nulla, è stato eletto con una legge dichiarata incostituzionale», poi
«ha chiuso i circoli e lasciato debiti e morosità. E ha portato il
partito, che con me aveva vinto tutti i municipi, alla più grande
disfatta della sua storia. In un’azienda uno così si sarebbe dimesso,
invece lui rimane attaccato con l’ Attak alla poltrona». Così ieri
Ignazio Marino su Raitre — a In Mezz’ora di Lucia Annunziata —, due
giorni dopo l’assoluzione con cui il Tribunale di Roma ha spazzato via
le accuse di falso, peculato e truffa che, un anno fa, portarono l’ex
sindaco della Capitale alle dimissioni. Innescate, secondo il
«Marziano», proprio da Orfini che aveva commentato così la sentenza:
«Marino non si è dimesso per gli scontrini, ma per la sua incapacità di
governare». «Orfini convocò gli assessori e i consiglieri dicendo che
dovevano andare dal notaio per dimettersi, violentando la volontà di
700mila elettori romani», dice Marino tornando sugli ultimi giorni da
sindaco. A rispondergli è Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd: «Marino si
metta il cuore in pace, con Orfini abbiamo già definito il percorso che
porterà al congresso di Roma: 19-20 febbraio 2017». Ed è proprio il
rapporto con il Pd uno dei temi caldi dello sfogo di Marino che oggi non
sarà alla direzione nazionale. «A un certo punto non sono più
convenuto: non convenivo quando volevo scegliere i manager delle
partecipate, e quando volevo Olimpiadi che lasciassero qualcosa alla
città mentre i presidenti di Coni e Roma 2024 volevano costruire a Tor
Vergata in un’area lontana da tutto». Critiche anche a Matteo Renzi che,
secondo l’ex sindaco, sul destino della giunta di Roma «è stato
malconsigliato»: «È un uomo scaltro e intelligente, ma ha fatto un
errore gravissimo allontanando un sindaco che stava facendo ciò per cui
lui era piaciuto al Paese». Poi, su Virginia Raggi: «Io non usavo l’auto
di servizio e lei sì. E ha chiesto la riapertura del tritovagliatore di
Cerroni (il ras dei rifiuti, ndr ), uomo che ho combattuto».