Corriere 10.10.16
La geografia dei cardinali
Bergoglio ne crea altri 17 dal Centrafrica all’Albania
«La Chiesa sia universale»
di Gian Guido Vecchi
CITTÀ
DEL VATICANO Diciassette nuovi cardinali, tredici «elettori» più
quattro ultraottantenni che saranno «creati» nel concistoro del 19
novembre, prima della fine del Giubileo della Misericordia.
Papa
Francesco ama le sorprese. Ad esempio don Ernest Simoni, 88 anni, ne ha
passati quasi ventotto tra galere, torture e lavori forzati sotto il
regime comunista albanese di Enver Hoxha: doppia condanna a morte
commutata a 25 anni, 18 anni di lavori forzati di cui 12 in miniera, e
dopo la scarcerazione nell’81 al lavoro nelle fogne di Scutari come
«nemico del popolo». Francesco ne ascoltò il racconto in Albania nel
2014 e lo abbracciò in lacrime; nell’incontro interreligioso organizzato
da Sant’Egidio ad Assisi, il 20 settembre, ha pranzato accanto a lui.
Quando ieri ha saputo «da Radio Maria» che il Papa lo avrebbe fatto
cardinale, don Ernest ha pensato a uno scherzo, stava dal nipote a
Firenze e insieme hanno chiamato la Santa Sede, «sì, è vero, il Santo
Padre ha deciso così». Poi è andato a dare l’unzione a un amico morente,
«io sto dove sono i miei fedeli», racconta, lo ha fatto tutta la vita:
«È una notizia inaspettata ma non mi cambierà, resto un piccolo soldato
di Gesù indegno di questo titolo, ringrazio di cuore Papa Francesco e
prego per lui».
Ma se i nomi, tra elettori e non, possono
sorprendere, ciò che si conferma è il criterio che aveva guidato
Francesco anche nei due concistori precedenti: «Sceglierò i cardinali un
po’ dappertutto, perché la Chiesa è in tutto il mondo. La lista è
lunga, ma ci sono soltanto tredici posti. E si deve pensare a fare un
equilibrio», spiegava ai giornalisti di ritorno dall’Azerbaigian. «A me
piace che si veda, nel Collegio cardinalizio, l’universalità della
Chiesa: non solo il centro “europeo” ma i cinque continenti».
La
tendenza avviata dai predecessori si fa sempre più evidente, con il Papa
venuto «quasi dalla fine del mondo»: i tredici elettori provengono da
undici nazioni diverse di tutti i continenti. Di sette nazioni che non
avevano porporati, quattro avranno elettori (Repubblica Centrafricana,
Bangladesh, Isole Mauritius e Papua Nuova Guinea) e tre non elettori
(Malaysia, Lesotho e Albania). Esemplari la porpora al nunzio in Siria,
Mario Zenari, o all’arcivescovo Dieudonné Nzapalainga di Bangui, dove
Francesco aprì la prima porta santa del Giubileo. Non ci sono più
«diocesi cardinalizie» sicure: restano ancora fuori, ad esempio, Venezia
e Torino; negli Stati Uniti ricevono la porpora arcivescovi nominati da
Francesco come Tobin (Indianapolis) e Cupich (Chicago) ma non c’è Los
Angeles. Americano è anche l’unico curiale, Kevin Joseph Farrell. Un
altro italiano è l’arcivescovo emerito di Novara Renato Corti, che fu
molto vicino al cardinale Martini.
Come tutti i Papi, Francesco
sta modellando a sua immagine il Collegio che eleggerà il successore ed è
arrivato finora a nominare 44 elettori. Tenuto conto del limite di 120
stabilito da Paolo VI: ora sono 121, ma uno andrà in pensione a fine
novembre.