Avvenire 11.10.16
Omosessuali e magistero
Battesimo famoso, accoglienza e discernimento
di Luciano Mola
Ogni
neonato ha piena dignità umana. Ogni neonato appartiene al mistero
insondabile di Dio. Ogni neonato è meritevole di rispetto, accoglienza e
simpatia, in una logica di gratitudine e non discriminazione. E questo
atteggiamento positivo va conservato al piccolo o alla piccola, in virtù
del suo essere pienamente e totalmente persona, indipendentemente dal
modo in cui è venuto o venuta al mondo. Le tecniche estreme di
fecondazione in vitro e, in misura ancora maggiore, l’«utero in affitto»
rimangono pratiche ingiuste, se non addirittura detestabili, su cui in
queste pagine non abbiamo risparmiato – e continueremo a farlo –
informazioni capaci di illuminare la disumanità del 'mercato della vita'
e commenti di totale e profonda disapprovazione. Ma confondere i due
piani non serve alla verità. Ecco perché sono fuori bersaglio le
polemiche che hanno accompagnato il battesimo del figlio biologico di
Eddy Testa, il compagno di Nichi Vendola. Qualcuno si è spinto ad
affermare che la Chiesa avrebbe dovuto ricordare come le scelte dei due
'genitori' risultino in dissenso con il magistero. Ma qui non si tratta
né di 'santificare' quello stile di vita né di esprimersi su scelte
personali o visioni morali che conservano ampi margini di
problematicità. Ha scritto il Papa nel paragrafo di Amoris laetitia
dedicato all’accoglienza pastorale delle persone omosessuali:
«Desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal
proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta
con rispetto, con la cura di evitare 'ogni marchio di ingiusta
discriminazione'» (AL 250).
Ecco perché
fronte a un battezzato, anche omosessuale, che decide, proprio
attraverso il rito battesimale, di affidare il proprio figlio all’amore
di Dio, la Chiesa non può che esprimersi con il dovere dell’accoglienza –
in questa linea le decisioni del arcivescovo di Gaeta e del parroco di
San Michele Arcangelo a proposito del 'caso Vendola' – e il diritto del
discernimento. L’accoglienza suggerisce di anteporre sempre e comunque
il bene spirituale del neonato, che si concretizza attraverso la grazia
del sacramento, alle riserve morali che segnano le modalità della
nascita. Il discernimento impone di verificare, per quanto possibile,
che padrini e nonni possano aiutare i genitori a modellare un percorso
educativo coerente con il Vangelo. È legittimo pensarlo per due persone
che vivono una stabile relazione omosessuale? Ascoltiamo ancora il Papa
nello stesso paragrafo dell’esortazione postsinodale: «Si tratta di
assicurare un rispettoso accompagnamento affinché coloro che manifestano
la tendenza omosessuale possono avere gli aiuti necessari per
comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita».
Un’indicazione al di là di ogni fraintendimento. Da una parte ci sono da
attivare sostegni pastorali di cui l’intera comunità cristiana deve
sentirsi responsabile. E si tratta di percorsi, già in parte presenti,
che vanno diffusi con maggiore trasparenza nella logica della vicinanza a
tutte le situazioni di fragilità. Dall’altra si tratta di rispettare il
mistero rappresentato dalla coscienza delle persone e del loro rapporto
con Dio. Chi può impedire a un genitore – qualunque sia il suo
orientamento sessuale – di guardare con speranza alla vita spirituale
del proprio figlio? Chi può decidere che in quel sentimento di bene
prevalga la zizzania della strumentalizzazione e dell’obiettivo
ideologico e non il grano connesso al mistero d’amore di cui battesimo è
simbolo efficace?