«Spezzeremo le reni alla Germania (e alla Francia)!»
La Stampa 25.9.16
“Non ci intimoriscono”
Il
premier: “L’esclusione dal vertice Merkel-Hollande-Juncker? Non sanno
cosa sia l’Italia” Attacco alla Raggi sui Giochi: “Se davanti a una
sfida non mette la faccia, cambi mestiere”
di Francesca Schianchi
Ecco
il piano B di Matteo Renzi per ottenere dall’Europa i 10 miliardi di
flessibilità necessari alla manovra. Il premier torna sull’esclusione
dal vertice Merkel-Hollande-Juncker: «Non ci intimoriscono, non sanno
cosa sia l’Italia». E attacca la Raggi sulle Olimpiadi: «Se in una sfida
non mette la faccia, cambi mestiere».
«Se vogliono
cambiare l’Europa, l’Italia c’è. Se vogliono vivacchiare e andare avanti
come adesso, possono fare la foto da soli». All’indomani dello sgarbo
europeo - la notizia di un incontro, mercoledì, tra Merkel, Hollande e
Juncker, che esclude l’Italia - il premier Matteo Renzi torna
sull’argomento Ue. E lo fa per insistere con le sue critiche: «L’Italia
non avrebbe mai accettato di essere compartecipe di un disegno al
ribasso, non potrà mai accettare l’idea che la Ue diventi un luogo di
burocrazia». Da Bruxelles continuano ad arrivare rassicurazioni - non si
è trattato di un dispetto a Roma dopo le tensioni registrate al vertice
di Bratislava, assicurano fonti Ue - così come ripetono anche fonti
diplomatiche in costante contatto con Palazzo Chigi: ma l’appuntamento
di mercoledì 28, a pochi giorni dal fallimentare incontro slovacco («le
foto servono a poco se le cose non cambiano: non andiamo lì per fare
l’album di famiglia») suona come una diretta risposta alle critiche
renziane.
«E’ finita l’epoca degli egoismi, tutti. Se pensano di
intimorire me, hanno sbagliato persona. E se pensano di intimorire
l’Italia, non sanno cosa sia l’Italia», dice Renzi in uno degli incontri
della giornata. Dopo il trauma del referendum sulla Brexit, è il suo
ragionamento, «abbiamo proposto all’Europa di svegliarsi: più
innovazione, più crescita, più ricerca, più giovani»: se invece, a uno
scossone come quello, la reazione vuole essere «far finta di niente e
continuare con il triste tran tran», il documento scialbo in puro
burocratese che ha chiuso il vertice di Bratislava, allora forse il
problema sono visioni diverse del futuro comune. «Noi vogliamo l’Europa
vera, che non è quella che vediamo oggi»: è di sei mesi l’orizzonte
temporale utile per tentare di cambiare le cose, da qui a marzo 2017,
quando si festeggeranno i 60 anni del Trattato di Roma. E cadrà in un
anno particolare, per l’Italia, in cui siederà al Consiglio di sicurezza
Onu e in cui ospiterà il G7 in Sicilia: se al referendum d’autunno
vincerà il sì, pensa Renzi, allora potrebbe arrivare più forte al
vertice romano del marzo prossimo, più dei leader tedesco e francese che
proprio nel 2017 dovranno affrontare le forche caudine del voto.
Una
delle tante ragioni per cui Renzi sa bene quanto al referendum sia
appeso gran parte del suo futuro politico, che pure non vuole più
evocare. «Sul referendum ci giochiamo vent’anni di futuro e speranza. Io
farò il globetrotter in giro per l’Italia», promette da Prato, a
un’iniziativa per il sì. Domani, in Consiglio dei ministri, verrà decisa
la data. Il premier sembra orientato verso il 4 dicembre, ultima data
utile, per sfruttare al massimo il tempo per illustrare la riforma, ma
non è escluso che alla fine prevalga l’ipotesi del 27 novembre. «Non c’è
rivincita, e se vince il no ci teniamo questa classe politica e magari
un’altra bicamerale, questa volta con Brunetta e Grillo», ironizza
Renzi, mettendo nel mirino D’Alema («quando può dare una mano, si mette
dalla parte sbagliata»), ma soprattutto il M5S. La sindaca di Roma,
Virginia Raggi («non faremo polemiche sugli evidenti disagi che, dopo
appena due mesi, l’amministrazione capitolina sta avendo») e il suo gran
rifiuto delle Olimpiadi di qualche giorno fa: «Dire che non si fanno i
Giochi perché non è possibile sconfiggere la corruzione è un’ammissione
di incapacità», perché «non si fermano le grandi opere, si fermano i
ladri». Fino all’attacco frontale: «Se di fronte a una grande sfida dici
“preferisco non metterci la faccia”, hai sbagliato mestiere».