Repubblica Cult 11.9.16
Il Festival della Filosofia
Evoluzione,
concorrenza, amore, migrazioni... Da venerdì a Modena, Carpi e Sassuolo
l’agonismo è al centro di lezioni, show, mostre
La natura della competizione
“Nelle cose umane e non umane, il divenire altro non è forse invadere, quindi sopprimere l’altro?”, si chiede Emanuele Severino
“Fin dall’infanzia lottiamo contro noi stessi per vincere l’egoismo e accettare la sofferenza”, dice Remo Bodei
di Laura Montanari
Diciamo
agonismo e pensiamo a un campo di calcio, a una pista di atletica, a
una competizione sportiva. In realtà il pensiero della gara ha
estensioni più ampie se lo caliamo nel quotidiano e pervade non soltanto
la vita delle persone nelle corse sul lavoro o nella carriera, ma il
nostro io e la collettività nelle mutazioni che l’etá e i tempi ci
impongono. È un tema, l’agonismo, che si presta a molte articolazioni,
per questo è stato scelto dal Festival della Filosofia per tessere la
oramai tradizionale tre giorni di incontri, lezioni, letture,
spettacoli, mostre, percorsi gastronomici che si terranno dal 16 al 18
settembre fra Modena, Carpi e Sassuolo.
Una forma di agonismo è
anche il conflitto, la guerra, il pòlemos greco. Emanuele Severino,
docente di Filosofia teoretica all’ateneo di Venezia e all’Università
Vita-Salute San Raffaele di Milano, interverrà al festival rovesciando
le parole di Eraclito, “la guerra è la madre di ogni cosa” per spingersi
a dire che è la cosa concepita dal pensiero greco classico come
oscillante tra essere e nulla, a diventare la madre di tutti i conflitti
e le contraddizioni. “È la cosa che produce la guerra», spiega
Severino, «è il modo in cui sin dall’inizio l’uomo intende l’esser cosa
che produce ogni guerra. E una cosa è l’uomo, il cibo, la casa,
l’albero, la stella, il dio... Sarebbe già un passo innanzi notevole se
si riuscisse a far venire il sospetto in chi ascolta che quanto si sta
dicendo non è un vuoto fantasticare. La cosa è sempre stata intesa su
come trasformarsi, come diventare altro da ciò che essa è, e come un
esser diventata da altro. Ma nelle cose umane e in quelle non umane, il
diventare altro non è forse invadere e quindi sopprimere l’altro? Non è
forse la forma più radicale di guerra?». Il senso dell’essere, spiega
Severino, sta alle radici delle guerre del nostro tempo, e allora ecco
che il viaggio dei filosofi al Festival offre le chiavi o gli
interrogativi per affrontare questioni politiche, come fa per esempio
Roberto Esposito, docente alla Scuola Normale di Pisa, che terrà un
intervento sulla crisi biopolitica dell’Europa. «La crisi economica
degli ultimi anni è diventata biopolitica nel senso che impatta
fortemente con la vita delle persone», sostiene l’autore del saggio
pubblicato da Einaudi Da fuori. Una filosofia per l’Europa. «Pensiamo
soltanto alla questione dei migranti che minaccia di cambiare
antropologicamente l’Europa o al terrorismo che provoca lutti e
distruzioni con i corpi che si fanno esplodere. Viviamo in un momento di
paure e insicurezze ». Come ne possiamo uscire? «Con misure urgenti che
trasformino l’Unione Europea in un vero soggetto politico e non
soltanto economico», risponde il filosofo, «definendo i confini esterni,
lavorando all’integrazione delle norme giuridiche, alla riforma delle
polizie, trovando un lessico comune per istituzioni e sistemi
giuridici».
Il Festival della Filosofia, finanziato dalla Regione
Emilia Romagna, da Confindustria e Camera di Commercio di Modena, dal
Gruppo Hera, dall’Ente Cassa di Risparmio di Modena e dal Consorzio di
enti e istituzioni creato apposta, compie sedici anni: è diventato il
primo evento in Europa dedicato in senso stretto alla filosofia.
Studenti e giovani rappresentano oltre il 25% del pubblico la cui età
media si attesta intorno ai 44 anni (il 60% sono laureati). Si
affronterà il tema dell’agonismo con riflessioni che cercheranno di
riformulare la tensione tra competizione e collaborazione indagando
tanto le valenze della concorrenza economica quanto «il valore positivo
che il conflitto può rivestire nella vita delle democrazie», spiegano
gli organizzatori.
Lungo l’elenco dei relatori, selezionati fra i
nomi importanti del panorama nazionale e internazionale, da Zygmunt
Bauman a Jean-Luc Nancy, da Stefano Zamagni a Umberto Galimberti,
Massimo Cacciari, Giacomo Marramao, Michela Marzano, Marc Augé, Peter
Sloterdijk, Enzo Bianchi, Mario Vegetti, Stefano Rodotà e altri,
compresi giornalisti, attori, scienziati. «Sì, anche scienziati »,
spiega Michelina Borsari, direttore della manifestazione, «perché il
Festival è una piattaforma sulla quale intervengono le varie voci del
presente. Discuteremo del pòlemos calato nel contesto astrofisico delle
collisioni cosmiche come la fusione di due buchi neri capaci di
ingenerare increspature nello spazio che lasciano come tracce le onde
gravitazionali». Ne parleranno Paola Puppo e Fulvio Ricci, l’équipe
dell’Istituto di Fisica Nucleare che ha collaborato con la statunitense
Ligo proprio sulle onde gravitazionali. «Ma avremo anche spazio per
discutere del corpo nello sport con un grande sociologo per la prima
volta ospite del Festival, George Vigarello, direttore dell’École des
Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi; e un altro volto al
debutto, Jean Noel Missa, membro del comitato belga di Bioetica, che
affronterà il tema del doping. E ancora, c’è l’aspetto biologico legato
alla lotta per la vita con l’intervento di Telmo Pievani che parlerà sul
carattere casuale e contingente della selezione. E poi ci saranno, fra
gli altri, Enrico Alleva e Vittorio Gallese, uno degli scopritori dei
neuroni specchio». Al direttore del Comitato scientifico del Festival
Remo Bodei (docente alla Ucla, l’Università della California) è affidata
la lectio magistralis sul “Vincere contro se stessi” (venerdì 16, ore
18, in piazza Grande, Modena): «È una lotta che ciascuno di noi conduce
fin dall’infanzia per superare ostacoli e difficoltà, per vincere gli
impulsi e le tendenze egoistiche, per sottoporsi alla disciplina e saper
anche accettare le sofferenze », sintetizza. È l’addio all’etá
dell’innocenza, l’elaborazione dei desideri, quel crescere che ci
costringe - prima o poi - a misurare la distanza fra aspirazioni e vita
quotidiana.