giovedì 8 settembre 2016

Repubblica 8.9.16
Al Festival di Venezia. Universo Malick
Nell’enigma di un grande maestro
Con “Voyage of time: Life’s journey” il meraviglioso lirismo dei lavori precedenti si tramuta in un kitsch sontuoso
di Emiliano Morreale

VENEZIA LA carriera di Terrence Malick è ormai uno sconcertante enigma. Dopo trent’anni in cui aveva girato solo tre film (altrettanti capolavori), il regista-filosofo invisibile, leggenda del cinema mondiale, ha cominciato a sfornarne a ripetizione (ultimamente uno all’anno) deludendo sempre più il pubblico e la critica. Il meraviglioso lirismo dei suoi film, il senso panico della natura e della storia, che ne facevano un grande discendente del trascendentalismo americano, di Emerson, Thoreau, Whitman, si sono tramutati in un kitsch sontuoso, da The new world a certe parti di The tree of life a To the wonder (ma non abbiamo visto l’ultimo Knight of cups, presentato a Berlino).
All’annuncio di questo film (un documentario sulla nascita dell’universo e dell’uomo) in molti abbiamo temuto che si trattasse di un ampliamento della parte “preistorica” di The Tree of Life, non la più felice di quel film. Così purtroppo è: e se le immagini di buchi neri, meduse, vulcani sono a tratti di grande suggestione, le riprese in bassa definizione di una realtà contemporanea caotica suonano pretestuose, e la musica spesso un’aggiunta enfatica, cui soprattutto si aggiunge la voce over di Cate Blanchett con monologhi retorici che cominciano con l’invocazione alla natura: “Oh Mother…”. È come se un demone beffardo fosse andato trasformando negli ultimi film, e in questo senza scampo, il sublime dei primi lavori del regista in una sua versione parodistica, in un’estetica quasi pubblicitaria che solo a tratti lascia intravedere la bellezza dei monologhi di La sottile linea rossa o lo slancio epico e tragico di La rabbia giovane e dei Giorni del cielo. La situazione peggiora quando entrano in scena i primi uomini, e la visione finale, con il tempo che si inverte e torna alla propria origine cancellando il male, ha uno stucchevole fondo new age.
Probabilmente la versione da 40 minuti, distribuita negli IMAX, potrà conquistare di più lo spettatore. Rimane però la perplessità per l’intera operazione, tanto più perché pare che Malick la inseguisse fin dagli anni 70 e sia riuscito a portarla a compimento solo ora che la tecnologia lo permette. Viene da rimpiangere un film dal tema identico realizzato quasi quarant’anni fa da Bruno Bozzetto: l’episodio di Allegro non troppo che mostrava, con deliziosa ironia, l’evoluzione della vita e delle specie fino alle metropoli odierne sulle note del Bolero di Ravel.
VOYAGE OF TIME LIFE’S JOURNEY Regia di Terrence Malick Documentario Voce narrante di Cate Blanchett