Repubblica 7.9.16
Poveri bodyguard, sul lastrico per colpa dell’Eta
Sono quasi 4 mila ex vigilanti privati spagnoli, senza lavoro dopo la fine della lotta armata: è allarme suicidi
di Alessandro Oppes
Cinque
anni fa si sono ritrovati all’improvviso disoccupati. In molti ora
frequentano le mense per meno abbienti. “Da Rajoy solo promesse per una
legge sulla sicurezza”
MADRID.
Il giorno che l’Eta annunciò la fine della lotta armata - il 20 ottobre
fanno cinque anni - per le quasi quattromila guardie del corpo private
che garantivano la sicurezza di politici, imprenditori, giornalisti
minacciati, finì un incubo e ne cominciò un altro. Da potenziali vittime
della barbarie terroristica a “vittime”, di fatto, della pace.
All’improvviso, senza lavoro e, ormai in moltissimi casi, ridotti a
condizioni di indigenza. Un migliaio vennero licenziati subito, appena
pochi giorni dopo l’annuncio della tegua definitiva, a seguire gli
altri, quasi tutti. E chi ha potuto riscuotere per un certo periodo il
sussidio di disoccupazione, ora non ha più neanche quello e si trova in
una situazione disperata. Al punto che c’è anche chi ha deciso di farla
finita: non si conosce con esattezza il numero di ex “escoltas” morti
suicidi, perché spesso queste tragedie vengono passate sotto silenzio,
ma dall’associazione Las Sombras Olvidadas de Euskadi y Navarra (le
ombre dimenticate del Paese Basco e della Navarra) ammettono che i casi
si ripetono con una frequenza preoccupante.
Chi
resiste, lo fa comunque sempre in condizioni di estrema precarietà. A
decine sono costretti a ricorrere ai “comedores sociales”, le mense per i
poveri allestite dalla Caritas o da altre ong, per poter consumare
almeno un pasto caldo al giorno. Dalle organizzazioni di categoria
segnalano che c’è chi è ridotto a dover fare il mendicante per strada o a
dover chiedere denaro a ex colleghi per poter dormire in una pensione.
Pochi riescono a ottenere contratti a termine in settori diversi da
quello in cui hanno lavorato tutta la vita. E a volte anche questa
avventura si conclude in tragedia, come nel caso di Miguel Ángel
Guerrero che, dopo uno sciopero della fame con cui reclamava un posto da
vigilante, venne assunto come meccanico in un’azienda del sud
dell’Andalusia. Morì in un incidente sul lavoro il 20 ottobre 2014, il
giorno del terzo anniversario della tregua dell’Eta.
Anche
l’ultima speranza di una svolta si è conclusa con un nulla di fatto.
Due anni fa, il governo Rajoy approvò in Parlamento una nuova “legge
sulla sicurezza privata”. Si diceva che dovesse servire anche per
ricollocare come vigilantes nelle carceri (o anche nella protezione
delle donne vittime della violenza machista) le guardie del corpo che
erano state impegnate come “angeli custodi” dei politici minacciati
dall’Eta. In realtà, denunciano gli interessati - che a giugno del 2015
sono stati sloggiati dalla tribuna delle Cortes mentre protestavano
sonoramente contro il ministro dell’Interno - quella legge è servita
solo «per realizzare un salvataggio occulto delle imprese di sicurezza a
rischio di fallimento».