Repubblica 5.9.16
L’accusa del Piccolo: “I nostri spettacoli censurati da Erdogan”
Le opere di Massini erano programmate in Turchia “Sono state definite pericolose per l’ordine pubblico”
di Anna Bandettini
MILANO.
«Apriamo le porte agli attori e ai registi turchi», dicono rivolti ai
teatri europei, «ospitiamo tutti i loro spettacoli». Inoltre chiedono al
Parlamento europeo una pubblica dichiarazione in difesa della libertà
della cultura, come unica radice e prospettiva per l’Europa. E proprio a
questi valori il Piccolo Teatro dedicherà gli appuntamenti del
settantesimo compleanno, il prossimo maggio.
«Alla censura di
Erdogan bisogna rispondere con gesti concreti», dichiarano Sergio
Escobar e Stefano Massini, rispettivamente direttore e responsabile
artistico del primo teatro pubblico italiano da dove è già partita la
lettera per i teatri tedeschi, inglesi, francesi, ungheresi raccolti
nell’Ute, Unione Teatri d’Europa, e la richiesta all’Unione Europea di
una condanna chiara e netta contro la decisione del governo turco di
mettere al bando autori e artisti occidentali, da Shakespeare a Brecht,
da Goldoni a Dario Fo fino allo stesso Massini, perchè “rischiosi” e
“contrari ai valori del sentire comune”.
Sono queste le
inquietanti parole recapitate proprio allo scrittore e drammaturgo
fiorentino. «Da mesi ero in contatto con un traduttore e agente per la
messa in scena di alcune mie opere in Turchia», racconta Massini. «Erano
stati individuati quattro miei testi e proposti al Teatro Nazionale
turco e ad altri teatri pubblici, Lehman Trilogy sulla crisi economica
del 2009, Credo in un sol odio che parla delle tensioni israelo-
palestinesi , 7 minuti su questioni del lavoro e Donna non rieducabile
sull’assassinio della Politovskaja. Pochi giorni fa invece ricevo una
mail in inglese del mio agente, di cui preferisco non dire il nome per
non metterlo nei guai, il quale mi scrive che alla luce di una nuova
presa di posizione sugli autori stranieri, i teatri finanziati dallo
Stato da ora in poi devono occuparsi solo “di autori e testi legati
all’identità turca, alla lingua e ai valori locali, che preservino
l’eredità e le tradizioni del popolo turco”. E, testuali parole, per
questo si declina ogni interesse per le mie opere ritenute “pericolose
per l’ordine pubblico”, e “contrarie ai valori del sentire comune”».
«Parole
che fanno venire la pelle d’oca, evocano i periodi più bui del secolo
scorso», dice il direttore del Piccolo Escobar. E Massini: «Sono stato
rappresentato in Algeria , in Marocco, ma è la prima volta che mi
succede una simile cosa. Da autore mi vien da dire che ci eravamo illusi
di aver lasciato alle spalle un mondo di steccati, muri, cortine di
ferro. Torniamo all’autarchia dei regimi totalitari».
E se Dario
Fo, altro autore censurato, replica alla mannaia del governo turco
attraverso un video con l’ironia, citando Darwin e chiudendo con «meno
male che siamo in Italia», il Piccolo condanna la censura e ne fa una
questione di responsabilità culturale . «C’è ben poco da ridere quando
si vietano autori come Shakespeare o Goldoni. Il Piccolo che nella sua
storia ha conosciuto la grandezza e la laicità della cultura turca e con
la Turchia vanta una collaborazione ventennale, vuole ribadire che la
libera circolazione delle idee, anche a teatro, non è la difesa di un
intellettuale o di un altro, ma la base fondamentale per la convivenza
civile in tutto il mondo. L’obiettivo non è il teatro ma non consentire
la formazione di un’identità europea allargata e condivisa, confermando
come di questa costruzione la cultura sia invece un motore potentissimo.
Chi l’ha capito ne mette a tacere ogni voce, dai classici come
Shakespeare a drammaturghi contemporanei ».
Da qui l’impegno di
ospitare la prossima stagione compagnie turche di qualunque credo
politico o fede religiosa, e l’invito a farlo per tutti i teatri
pubblici europei.