Repubblica 30.9.16
Sono ventotto in Italia i gruppi di cristiani Lgbt “Così siamo usciti dal buio”
La lunga marcia dei gay credenti “Con Bergoglio fuori dalle catacombe”
Ancora molte resistenze ma ci sono anche preti che accettano di benedire coppie omo
Durante
 una pausa del viaggio negli Stati Uniti, il 23 settembre 2015, Papa 
Francesco incontrò all’ambasciata vaticana di Washington una coppia gay:
 un suo amico argentino di vecchia data, Yayo Grassi, e il suo compagno 
indonesiano Iwan Bagus
di Paolo Rodari
CITTÀ DEL 
VATICANO. Hanno vissuto per anni nelle catacombe, in una Chiesa che, 
come spiega il gesuita tedesco Klaus Merten, direttore del collegio di 
St. Blasien, all’interno di un articolo appena pubblicato sulla rivista 
accademica theologie.geschichte, non riesce «a decidersi a rivendicare 
diritti umani fondamentali per le persone omosessuali». E ancora: «Che 
essa, piuttosto, tolleri che persino alti rappresentanti del clero 
invochino comprensione per tradizioni culturali in cui le persone 
omosessuali vengono minacciate di morte, è in contraddizione con il 
Vangelo». Loro sono i cristiani Lgbt, lesbiche, gay, bisex e trans, 
persone credenti che cercano soltanto una cosa: accoglienza e 
comprensione, «trovare un posto dove sentirsi accettati e accolti» anche
 per «risolvere le difficoltà legate alla fede e al suo rapporto con la 
sessualità».
In Italia sono 28 i gruppi di persone Lgbt che si 
ritrovano per camminare assieme, alcuni ancora in stato di semi 
clandestinità, altri tollerati dal vescovo, pochi altri pienamente 
riconosciuti dalla diocesi di appartenenza. Eppure, dicono, con 
Francesco al soglio di Pietro «qualcosa per noi è cambiato».
Tutto
 iniziò nell’estate del 2013. Nel viaggio di ritorno da Rio de Janeiro, 
Bergoglio usò parole chiare in merito all’omosessualità. Disse che se un
 problema esiste, questo è dato dalle lobby gay, non dall’omosessualità 
in quanto tale: «Se qualcuno è omosessuale e cerca Dio con buona 
volontà, chi sono io per giudicarlo? », aggiunse. Da quel momento la 
parte di Chiesa «omofoba», come la definisce Merten, è rimasta tale, ma 
l’ostilità nei confronti delle persone Lgbt non si è più manifestata. E 
l’ultimo rapporto, appena pubblicato, sui cristiani Lgbt in Italia e 
curato da Giuliana Arnone è lì a dimostrarlo.
Secondo il rapporto,
 seppure molti ritengano che sul piano istituzionale e teologico non ci 
sia stata un’apertura, sul piano fattuale e pastorale la realtà è 
mutata: parrocchie, conventi maschili e femminili hanno accolto negli 
ultimi tre anni ben il 42% dei gruppi Lgbt a parlare della propria 
storia. E così hanno fatto anche diverse sezioni di scout che hanno 
raccolto le testimonianze del 29% dei gruppi; stessa percentuale 
riguarda i gruppi invitati presso le Chiese evangeliche.
Certo, 
molto deve ancora avvenire. Ne è consapevole anche don Gian Luca 
Carrega, incaricato della diocesi di Torino per l’accompagnamento delle 
persone omosessuali credenti. È stato lui a scrivere una prefazione 
illuminante a un libro coraggioso di Adrien Bail pubblicato dalla Effatà
 Editrice: “Omosessuali e transgender alla ricerca di Dio”. «A parte 
rare eccezioni — dice — la pastorale ordinaria sembra paurosamente 
indifferente alla questione. In tutta la penisola sono appena tre le 
diocesi, con Torino anche Cremona e Parma, che hanno nominato 
ufficialmente un referente per accompagnare le persone credenti 
omosessuali nel loro cammino di ricerca spirituale ». Un dato, spiega 
ancora, «alquanto preoccupante. Il posto di un cristiano è nella Chiesa,
 non in un ghetto preparato apposta per lui. L’amore incondizionato che 
Gesù mostra nei vangeli per ogni uomo e donna che si accosta a lui è il 
modello da riprendere nella nostra pastorale».
Le chiusure in 
parte restano. Eppure, spiega Innocenzo Pontillo, uno dei responsabili 
del Progetto Gionata, la rete italiana on line su fede e omosessualità, 
«i segnali di cambiamento, seppur piccoli ci sono. Non è un caso che 
alla tre giorni del Forum di Albano (15-17 aprile) dove erano riuniti 
tutti i gruppi di cristiani lgbt italiani, i loro genitori e gli 
operatori pastorali che li accompagnano, il vescovo di Albano, Semeraro 
(segretario nel collegio dei cardinali che aiuta il Papa nella riforma 
della Chiesa) ha voluto incontrare i partecipanti, e Avvenire ha 
dedicato all’evento un ampio spazio con un articolo inaspettatamente 
positivo. Nei giorni seguenti, anche Tv2000 per la prima volta ha deciso
 di affrontare il tema dell’omosessualità in una trasmissione in cui 
hanno parlato due degli operatori pastorali presenti al Forum».
Le
 altre comunità cristiane agiscono diversamente. In Francia, ad esempio,
 la Chiesa protestante unita ha concesso dal 2015 alle coppie sposate 
dello stesso sesso la possibilità d essere benedette da un ministro di 
culto. In Italia e altrove, invece, la Chiesa cattolica propone una 
benedizione separata per i due membri della coppia e soltanto alcuni 
singoli sacerdoti si prendono la libertà di benedire le due persone 
insieme. È sempre in Francia che è attiva la “Comunità Betania” nata con
 lo scopo di accogliere le persone omosessuali che si sentono escluse 
dalla Chiesa. Al suo interno vi lavora suor Bernadette che dice: «Un 
giorno mi hanno spiegato che a un nostro amico piacevano gli uomini. Ho 
capito subito che dovevo accettarlo per quello che era».
 
