Repubblica 30.9.16
“Rifiutare i voti di destra è da perdenti”
Renzi
reagisce alle accuse della sinistra del Pd: la differenza tra me e loro
è che io voglio diventare maggioranza Comizio a Firenze per lanciare il
tour del Sì. Bersani lo attacca: brandire la Costituzione è un insulto
ai costituenti
di Simona Poli
FIRENZE. I voti non
hanno odore e se per vincere il referendum servono quelli degli
elettori di centrodestra, Renzi farà di tutto per conquistarli. «Inutile
girarci intorno: i voti di destra saranno decisivi al referendum. La
sinistra, oramai, è in larghissima parte con noi», taglia corto il
premier che ieri sera a Firenze in una sorta di scaramantico rito
propiziatorio ha voluto scaldare la campagna per il Sí nella stessa
città in cui, otto anni fa, lanciò la sua candidatura a sindaco (e
infatti proietta lo stesso video di quel 29 settembre 2008). «L’elettore
di destra oggi si trova davanti a due scelte: votare sul merito, non
votare sul merito. Se la scelta diventa votare sul merito, vota Sí e
sono certo che alla fine andrà cosí». Una posizione netta, accolta
malissimo dalla minoranza del Pd. A cominciare da Cuperlo e da Speranza,
che condannano l’obiettivo apertamente dichiarato di pescare consensi
tra le truppe berlusconiane, per finire con Gotor che legge nelle parole
di Renzi il progetto di «trasformare il Pd in un partito della nazione
neo-centrista». Insomma, è un nuovo atto dell’infinito scontro interno.
Il premier però ribalta l’accusa di personalizzare il referendum e la
scarica addosso ai sostenitori del No. «Chi guida la coalizione che vota
No non lo fa perché interessato al merito ma perché è interessato solo
alla persona del presidente del Consiglio. Sono loro che personalizzano,
non io». Anche se, ammette, pure lui ha fatto un errore. «Ho combinato
un pasticcio all’inizio. Ero così convinto della riforma che ho lasciato
agli altri la possibilità di personalizzare la sfida. Ora ci giochiamo
tutto, la partita non riguarda solo me ma tutti ». Non sarà una strada
facile, «non è vero che “tanto ci si fa”, non ce la facciamo se in
ognuno di noi non scatta la convinzione che la riforma investe il futuro
dei nostri figli. E la riforma», insiste, «non è deriva autoritaria ma
riduzione delle poltrone».
Ai bersaniani il premier ribatte
difendendo la sua ricerca di voti nel centrodestra: «Ecco perché sono
minoranza. Noi invece vogliamo essere maggioranza». Nello stesso momento
a Piazzapulita su La7 Bersani affonda: «Se non usa un po’ di buonsenso
questo Paese è nei guai seri. Si è fatta una cosa di una gravità
impressionante. Hanno brandito una riforma evocando un giudizio di Dio,
un prima e dopo la riforma. Ma la Costituzione non si brandisce,
altrimenti si insultano i costituenti».
Renzi però non cambia
strada. «Comunque vada», ripete davanti ai mille che lo ascoltano nel
teatro Obihall dove non compare una sola bandiera del Pd, «questo voto
avrà delle conseguenze, sarà un momento decisivo per il futuro del
paese». E a D’Alema che gli dice di scimmiottare Berlusconi «imitandone
persino i gesti, la postura e la visione politica», replica così: «Lui
ha come obiettivo distruggermi. È un esperto di lotta fratricida in
casa. Citofonare Prodi e Veltroni per sapere di che stiamo parlando. Se
avesse combattuto il centrodestra quanto i suoi compagni di partito,
questo paese sarebbe diverso».