Repubblica 29.9.16
Giustizia
Il premier teme di cadere al
Senato sulla fiducia alla legge che regola intercettazioni e
prescrizione Ecco perché tutto può slittare a dopo il voto
Divisioni e imboscate la riforma della giustizia rischia il binario morto
Imminente un vertice tra il ministro Orlando e il presidente Anm Piercamillo Davigo
Il Guardasigilli però confida ancora di portare a casa il nuovo processo penale
di Liana Milella
ROMA.
Renzi contro Orlando. Orlando contro Renzi. Il primo teme che il
governo cada sulla giustizia. Il secondo vuole salvare la sua riforma
del processo penale. La prossima settimana, se vince la linea Renzi, il
ddl che cambia le regole della prescrizione e delle intercettazioni
potrebbe finire sul binario morto, congelato in attesa che si voti per
il referendum. Se ne potrebbe addirittura parlare con l’anno nuovo.
All’opposto, se la spunta il ministro della Giustizia, il testo passa
con la fiducia, cui sta lavorando freneticamente il capogruppo del Pd al
Senato Luigi Zanda. Tutti i senatori in missione richiamati indietro,
conti sul pallottoliere, che danno la maggioranza al sicuro con 170 voti
contro i 148 degli oppositori.
REFERENDUM A RISCHIO
Da
oltre 700 giorni, prima alla Camera e poi al Senato, la riforma penale
attende il via libera. L’Anm di Pier Camillo Davigo la considera
«inutile e dannosa ». Orlando la ritiene «un buon compromesso». Ma il
premier Matteo Renzi la vede adesso come una mina vagante sul destino
del referendum. Per questo, gelando il Guardasigilli, ieri ha frenato le
pressioni sulla fiducia con la staffilata «non la metto contro Davigo».
Battuta che in via Arenula viene giudicata «soltanto un alibi».
RENZI CONTRO ORLANDO
Il
Guardasigilli lo nega, ma il braccio di ferro col premier sulla fiducia
va avanti da giorni. Il ministro la vede così: «Non è necessario
metterla subito. Cominciamo a votare, incassiamo i primi articoli.
Dimostriamo che la maggioranza è con noi. Poi, semmai, mettiamo la
fiducia ». Tant’è che, durante il consiglio dei ministri di martedì
sera, ottiene l’autorizzazione. È convinto che sia utile approvarla
prima del referendum, perché «contiene dei punti di forza, come
l’aumento della prescrizione ». La sua corrente, i Giovani turchi, lo
sostiene, e preme per il voto.
IL REBUS DELLA FIDUCIA
Renzi,
all’opposto, vede solo danni dalla riforma. Sia che la si voti senza la
fiducia, perché – come gli hanno spiegato i suoi – la maggioranza
rischia di andare più volte sotto al Senato per via dei quasi 200 voti
segreti, sia che si metta la fiducia. La seconda ipotesi è ben peggiore
della prima, perché i numeri sono molto «risicati», come ammette lo
stesso Orlando, e perché risulta determinante il voto di Ala, il gruppo
di Verdini. Se Ala vota, Renzi acquista nemici contro il referendum, se
non vota e il governo cade, comunque Ala risulta determinante per la
sopravvivenza del governo e costretto a salire sul Colle. Ma Renzi ha
contro il partito della fiducia, Orlando perché vuole la “sua” riforma;
il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha paura di un voto il
libertà. La formula della prescrizione sarebbe più drastica, un’ipotesi
che potrebbe dissolvere il suo gruppo al Senato.
TOGHE IN ALLARME
I
magistrati sono in allarme, non solo sul ddl, ma anche sull’età
pensionabile e sulla mancanza di cancellieri. Sabato si riuniscono nel
palazzaccio di piazza Cavour, pronti ad attaccare il governo su tutto.
Orlando tenta l’ennesima mediazione e nelle prossime ore incontra
Davigo, ma gli spazi per cambiare il ddl al Senato sono strettissimi.
Perché se cambia gli alfaniani non lo votano, quindi la partita è
chiusa.
IL NODO PRESCRIZIONE
Ben 40 articoli, prescrizione
(sospesa dopo il primo grado, 36 mesi di bonus tra Appello e Cassazione,
aumentata della metà per i reati di corruzione), intercettazioni
(stretta sulle telefonate necessarie da mettere nei provvedimenti dei
magistrati e quindi rendere pubbliche), uso dei captatori Trojan horse
(solo per reati gravi), spada di Damocle sui pm che avranno solo tre
mesi, dopo la chiusura delle indagini, per decidere le contestazioni
pena l’avocazione. Ma anche pene più dure per furti e scippi. E più
severe per il voto di scambio con la mafia.
LA SOLUZIONE CASSON
Su
ogni punto le contestazioni dell’Anm, ma anche della sinistra del Pd. A
partire dalla prescrizione, dove il relatore Felice Casson ha proposto
il brusco stop dopo il primo grado. È proprio la soluzione che piace ai
magistrati. Piace anche al presidente del Senato Piero Grasso che
l’aveva messa nel suo ddl. La voterebbe anche M5S. Ma non la voterebbero
mai gli alfaniani che, con il ministro Enrico Costa, considerano
l’aumento ad hoc per la corruzione un’evidente esagerazione. Lo sa bene
Orlando che ha lavorato per il compromesso. E che, senza fiducia,
rischia di vedere il suo ddl sul binario morto.