Repubblica 28.9.16
Il caso
La Cei non si schiera, ma
nella base si scontrano visioni opposte Un asse che va da Gandolfini a
padre Zanotelli è contro la riforma
I cattolici divisi alle urne Sì dalle Acli, Family Day contro
Posizioni diverse anche dentro Comunione e liberazione, che non dà indicazioni di voto
di Paolo Rodari
ROMA.
I cattolici si avvicinano divisi al referendum costituzionale. Le
parole del cardinale Bagnasco di lunedì che non dava indicazioni di voto
ma invitava a non sottovalutare il referendum stesso mostrano anche la
volontà di rispettare opinioni differenti. Certo è che fra le gerarchie,
e soprattutto nella base, c’è chi condivide - anche se non è la
maggioranza - motivazioni e argomenti dello schieramento per il No. Da
una parte il mondo del Family Day con il “Comitato Difendiamo i nostri
figli” guidato da Massimo Gandolfini ha promosso una decisa campagna per
il no sotto il simbolo “Famiglie per il No” giurando, ma non tutti gli
credono, che non si tratta di rivalsa contro l’approvazione delle unioni
civili: «Il nostro – ha detto – è un giudizio politico, ma non è una
ripicca o una vendetta». Dall’altra, la rete cattolica di base e
collaterale alla sinistra unitasi sotto il nome di «Cattolici del No» -
da Anna Falcone ad Alex Zanotelli, da Domenico Gallo a Nicola Colaianni
fino ad Adista e Raniero La Valle - vota no perché «la posta in gioco
non è il Senato ma è l’abbandono della Costituzione vigente e la sua
sostituzione con un sistema di democrazia dimezzata».
Se i vertici
della Cei mantengono un profilo prudente, altrove si ha più coraggio.
Indirettamente, un endorsement per il Sì viene dalla Civiltà Cattolica,
la rivista dei gesuiti i cui testi non escono senza il placet della
segreteria di Stato vaticana. Il «successo» del referendum sulla
Costituzione è «auspicabile », scrive padre Occhetta nell’ultimo numero.
Anche se non si tratta di un appello né di una indicazione di voto,
l’articolo offre un orientamento per un discernimento a una riforma che
viene nella sostanza promossa. Non a caso è rammentata la frase del
presidente della Bce, Mario Draghi, che a Davos ha detto: «Sono i
governi a dover fare le riforme tenendo conto del momento economico ».
E, a seguire, le parole di Mattarella che l’11 febbraio scorso alla
Columbia University spiegò: «Dopo anni di dibattito il Parlamento sta
per approvare un’importante riforma della Costituzione».
I grandi
movimenti e le associazioni cattoliche al Sì e al No privilegiano
l’impostazione “conoscitiva” di Bagnasco. Così l’Azione Cattolica che
cerca di diffondere una conoscenza tra i giovani e gli adulti in merito
al significato del referendum stesso e alle sue conseguenze. Anche
Comunione e Liberazione si guarda bene dal dare indicazioni di voto,
seppure al suo interno le posizioni siano frastagliate e riflettano, e
non da oggi, una eterogeneità di vedute sull’attuale governo.
La
parola d’ordine di chi guida il movimento è capire e poi votare
liberamente, in scia anche a quella “depoliticizzazione” chiesta da
Francesco a tutta la Chiesa. Diverso è l’umore della base. Non è un
mistero che molti ciellini, con loro anche tanti neocatecumenali,
aderiscono alle battaglie di Gandolfini. Ed è su queste battaglie che i
movimenti storicamente più conservatori vivono al loro interno le
divisioni più importanti.
«Cosa votano le suore» è il titolo a
effetto messo in pagina dall’agenzia dei vescovi Sir, dove la risposta,
anche qui, non c’è: oltre trecento religiose e madri generali si
incontrano in questi giorni per partecipare al dibattito tra Giovanni
Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale, e padre
Occhetta. Obiettivo dichiarato: prepararsi all’appuntamento
referendario. Ma da che parte votare nessuno lo accenna.
Uniche
eccezioni sembrano essere le Acli e il Movimento Cristiano Lavoratori.
All’interno delle prime il dibattito è vivo e in via ufficiale non è
ancora emersa una posizione, ma nell’ultimo raduno il presidente Rossini
ha dato indicazione di votare per il Sì. Mentre decisamente per il No è
la guida di Mcl, Carlo Costalli.