Repubblica 28.9.16
La sfida del premier al No. Duello con Zagrebelsky richiamo all’ordine nel Pd
Entro 10 giorni la direzione per affrontare la minoranza, a fine novembre la Leopolda.
Bersani: non vuole cambiare l’Italicum
di Tommaso Ciriaco
ROMA.
La campagna referendaria è già partita. E Matteo Renzi è pronto a
sfidare tutti i big schierati contro la riforma, a partire dal giurista e
presidente onorario del comitato per il No Gustavo Zagrebelsky. Il
confronto, che sarà arbitrato venerdì sera da Enrico Mentana su
La7, non
sarà l’unico duello in agenda per il capo del governo. Si lavora anche a
un faccia a faccia con Massimo D’Alema, come conferma il coordinatore
del comitato lanciato dall’ex premier, Stefano Schwartz: «Lo faremo, se
Renzi lo chiederà». E il presidente del Consiglio farà in modo di non
mancare all’appuntamento, visto che da tempo confida ai suoi: «Ogni
volta che parla D’Alema aumentiamo i voti».
C’è chi si tira fuori
dalla contesa, come Romano Prodi: «Non mi pronuncio neanche sotto
tortura». E chi, come Renzi, gira l’Italia spendendosi in prima persona
per convincere gli indecisi: «Da quando Totti ha esordito in serie A –
ha detto ieri - sono cambiati quindici governi. Soltanto in Italia
succede una cosa del genere, perché c’è il doppio voto di fiducia.
Questa riforma è l’ultima spiaggia: non riduce spazi di democrazia, ma
poltrone». Batterà su questi tasti per una decina di giorni ancora,
lanciando ufficialmente domani da Firenze la battaglia per il sì. Poi a
ottobre si imporrà di rallentare, prima del rush finale di novembre, che
culminerà nella tradizionale Leopolda (quasi certamente il 20
novembre). Per allora la minoranza dem avrà già strappato, imboccando in
massa la strada del No.
La vera resa dei conti interna è prevista
nel corso della direzione del partito, quasi certamente a metà della
prossima settimana. Servirà a fare il punto sull’Italicum, che anche
Denis Verdini punta a modificare con una proposta alla “tedesca”. In
quella sede Renzi reclamerà anche un maggiore impegno del Pd sul
territorio. È preoccupato da alcuni sondaggi che stimano in un 3-4% il
“danno” della guerriglia della sinistra dem. E segnalano anche che il No
è forte soprattutto al Sud, tanto da far dubitare il premier
dell’impegno di alcuni governatori del Meridione. Per migliorare le
performance della campagna, la segreteria dem pensa a un vademecum di
comunicazione per “istruire” i volontari del Sì. Gli scettici, invece,
già affilano le armi: «Gli ultimi segnali - ragiona in queste ore
Pierluigi Bersani, che lega la riforma alla modifica dell’Italicum - ci
dicono molto chiaramente una cosa: questi non vogliono cambiare nulla». E
allora No sia.