Repubblica 26.9.16
Legge di bilancio, sette miliardi di tagli da sanità e servizi
Il governo cerca le risorse per la prossima manovra Calenda: “La flessibilità ce la siamo guadagnata”
L’aumento del deficit dall’1,8% al 2,3% permetterà di bloccare il rincaro dell’Iva
di Roberto Petrini
ROMA.
La decisione di Renzi di fissare il rapporto deficit-Pil del prossimo
anno al 2,3 (e, se riuscirà ad ottenere da Bruxelles il via libera, al
2,4) rende meno complicata la strada del governo, ma prepariamoci
ugualmente a stringere la cinta per circa 7 miliardi: dalla sanità, ai
beni e servizi, alle partecipate. Risorse anche da nuove entrate come il
rientro dei capitali-bis, la lotta all’evasione dell’Iva, giochi e
frequenze.
Il Consiglio dei ministri previsto per oggi si occuperà
di referendum: slitta dunque a domani la riunione per l’aggiornamento
del Def. Intanto si rifanno i conti: i nuovi margini dovuti alle
circostanze eccezionali (terremoto, migranti e minore crescita) ci
consentiranno di sterilizzare l’aumento dell’Iva e di scongiurarlo
definitivamente (il valore è 0,9 del Pil circa 15 miliardi). A scanso di
equivoci il governo non molla la presa su Bruxelles: la flessibilità
«ce la siamo guadagnata perché abbiamo fatto riforme e investimenti » ed
è «sbagliato» non prolungarla nel tempo, ha detto il ministro per lo
Sviluppo Calenda a L’intervista di Sky Tg24.
Sostanzialmente la
questione dell’Iva sarà risolta aumentando il deficit e spostando il
livello del fatidico rapporto con il Pil al 2,3-2,4 per cento: in questo
modo si coprirà completamente la differenza con il vecchio deficit
tendenziale dell’aprile scorso (1,4-1,5 per cento: rapporto così basso
perché dava per effettuato il pericoloso aumento dell’Iva di 2 punti) e
superando di slancio l’1,8 programmatico che aveva già avuto un mezzo
via libera da Bruxelles. Insomma per evitare l’aumento dell’Iva non
dobbiamo fare tagli ma ci basta aumentare il deficit.
La boccata
di respiro c’è, necessaria per rilanciare la nostra economia, ma per
arrivare ai 22-24 miliardi di manovra lorda (cioè il mancato aumento
dell’Iva per 15 miliardi coperto con la nuova flessibilità più i 7-8 di
nuovi interventi sull’economia) restano da trovare ancora nuove risorse.
Si tratta infatti di finanziare le misure sulle pensioni, i contratti
degli statali, povertà, Industria 4.0 (superammortamento, imposta unica
per le società di persone, salario di produttività), ecobonus e
interventi sui condomini, bonus scuola-bis, investimenti, terremoto.
Dunque la “nuova flessibilità” o comunque la decisione di portare
l’asticella del deficit più in alto non basterà e si dovrà mettere mano
alle forbici, operazione che tuttavia potrà essere indicata solo
sommariamente nell’imminente “nota“ al Def e che sarà contenuta nella
legge di Bilancio che potrà arrivare in Parlamento entro un paio di
settimane.
La caccia ai 7-8 miliardi è aperta da tempo, ma stando
alle ultime indicazioni il menù si starebbe focalizzando. Non è affatto
escluso il taglio, o aumento ridotto, al fondo sanitario nazionale pari
ad un miliardo. Il complesso della spending review resta ben saldo anche
se la cifra dovrebbe assestarsi intorno ai 2 miliardi tra operazione
tradizionale sull’acquisto di beni e servizi e ed altri risparmi cui
vanno aggiunti 500 milioni dalla chiusura delle società partecipate. Il
resto verrà da maggiori entrate: la prima misura in ballo è la voluntary
disclosure- bis per la quale si stimano 1,5 miliardi di gettito sulla
base di una ipotesi di capitali da recuperare fino a 30 miliardi.
L’altra posta sulla quale conta molto il governo è il cosiddetto split
payment, una norma che consente da circa un anno all’amministrazione
pubblica di trattenere l’Iva dei fornitori assicurando un versamento
sicuro e integrale: il gettito sarebbe maggiore del previsto e potrebbe
essere cifrato in 1,5 miliardi. Il resto verrà da interventi fiscali sui
giochi e dalle frequenze per circa 500 milioni.