Repubblica 24.9.16
“Labour ostaggio di Corbyn” La base è con lui ma perde il Paese
Jeremy Corbyn verrà probabilmente rieletto nel congresso di oggi a Liverpool
Sondaggi a picco. L’Economist: qui restano soltanto i Tory
di Enrico Franceschini
LONDRA.
 L’unico dubbio, secondo media e sondaggi, è l’entità della vittoria: se
 prenderà più o meno del 59 per cento con cui era diventato leader un 
anno fa. «Prenderà un po’ meno - predice John McDonnell, il suo vice - 
solo perché il comitato direttivo del Labour ha vietato che i 130 mila 
iscritti degli ultimi sei mesi partecipassero al voto, visto che si 
erano iscritti in massa per sostenerlo». Il risultato delle primarie 
sarà noto questa mattina a Liverpool, dove subito dopo si aprirà il 
congresso laburista: con Jeremy Corbyn riconfermato nella leadership, 
prevedono tutti. Incluso il candidato avversario, il deputato Owen Smith
 («ho le sue stesse idee ma una personalità migliore» è il suo opaco 
slogan), il cui ultimo discorso suona come un’ammissione di sconfitta.
Ma
 c’è un’altra apparente certezza nella vittoria-bis di Corbyn: il leader
 più radicale nella storia del Labour ha conquistato la base del Labour 
ma ha perso il Paese. I sondaggi danno ai conservatori guidati da 
Theresa May 11 punti di vantaggio (40-29): percentuale che, in caso di 
elezioni, si tradurrebbe in una maggioranza di oltre 100 seggi in 
Parlamento. «Ha preso il partito in ostaggio», confida uno dei 172 
deputati laburisti che all’inizio dell’estate, votandogli la sfiducia 
(solo 40 erano dalla sua parte), hanno messo in moto nuove primarie, ad 
appena dodici mesi dalle precedenti. Corbyn vinse nel 2015, e a meno di 
sorprese clamorose rivincerà stamane, grazie all’entusiasmo che suscita 
tra gli idealisti: «Mi ha fatto tornare a credere nella politica», 
ripetono i giovani che lo circondano ai comizi. Un po’ come succedeva 
con Bernie Sanders nelle primarie del partito democratico negli Usa.
Ma
 le primarie democratiche le ha vinte Hillary Clinton. Quelle del Labour
 britannico, invece, sembra averle in tasca Corbyn. Le cui posizioni 
radicali («populismo di sinistra», secondo i suoi critici) lo rendono 
tuttavia apparentemente ineleggibile al governo nazionale. I moderati 
che votavano Labour quando era diretto da Blair non si iscrivono certo 
al Labour di Corbyn, né intendono votarlo, come certificano i sondaggi. 
Taglia corto una recente copertina dell’Economist: «La Gran Bretagna è 
diventata uno Stato monopartitico»: i Tories non hanno più 
un’alternativa reale. Sempre che media e sondaggi non sbaglino. Come è 
successo tre mesi fa con il referendum su Brexit.
 
