Repubblica 22.9.16
La Woodstock della guerriglia colombiana
di Omero Ciai
Fotografie Di Luis Acosta / Afp
IL RADUNO
Nelle foto, l’ultima conferenza delle Farc prima della firma dell’accordo di pace con il governo colombiano.
Il raduno dei duecento guerriglieri si è tenuto nella savana del Yari.
A
 ritrarli mentre fumano, giocano, ballano, è il fotografo Luis Acosta ( 
agenzia AFP), autore di servizi per le più prestigiose testate 
internazionali
L’ultimo appuntamento della guerriglia 
colombiana, prima della firma di un accordo di pace con il governo di 
Bogotà che metterà fine ad oltre mezzo secolo di guerra civile, s’è 
trasformato in una piccola Woodstock. La Woodstock delle Farc. Un 
festival con i guerriglieri che giocano a pallone, ballano, ascoltano 
musica, in mezzo a una zona chiamata El Diamante, nella savana del Yari,
 Sudest della Colombia, trasformata per l’occasione. Poca politica, 
molta musica, bancarelle con prodotti alimentari dove non mancano quelli
 lavorati con le foglie di coca, souvenir rivoluzionari e ristoranti. 
Così la X Conferenza delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia è 
diventata una festa della pace dove, circa 200 delegati, discutono - ma 
questo solo a porte chiuse - del nome con cui battezzare il nuovo 
partito politico che nascerà dallo scioglimento dei gruppi armati; dove 
la maggior parte dei membri del “Secretariato”, la cupola 
dell’organizzazione, hanno abbandonato la divisa militare; e dove la 
principale preoccupazione sono le garanzie di sicurezza e futuro per i 
guerriglieri che torneranno alla vita civile.
La conferenza della 
guerriglia si svolge nel cuore del Caguan, un territorio roccaforte 
della ribellione fin dai tempi di Manuel Marulanda Velez “Tirofijo”, il 
fondatore delle Farc, morto nel 2008, e con l’occasione i militanti 
hanno anche preparato, per giornalisti e curiosi, un’area camping dove 
questi possono rivivere “l’esperienza guerrigliera” in due accampamenti.
Questa
 alternativa prevede dormire in tenda, andare al bagno in un fossato, 
farsi la doccia in un canale, alzarsi alle cinque del mattino e mangiare
 soltanto una volta al giorno. L’accordo di pace, raggiunto dopo una 
lunga trattativa svoltasi all’Avana, fra il governo colombiano e le 
Farc, verrà sottoscritto il prossimo 26 settembre a Cartagena de Indias.
In
 una cerimonia solenne nella quale saranno presenti tra gli altri, il 
segretario di Stato americano, John Kerry, e quello Vaticano, cardinale 
Pietro Parolin. Il 2 ottobre l’accordo sarà sottoposto a referendum 
nazionale. E i sondaggi prevedono un trionfo dei favorevoli alla pace, 
con oltre il 70 per cento di “sì”.
Nonostante l’ottimismo 
generale, le incognite sullo scioglimento delle Farc e l’avvio di una 
pace stabile in Colombia son ancora moltissime. La principale riguarda 
la coltivazione della coca e i legami delle Farc con il narcotraffico. 
Insieme alle armi, la guerriglia abbandonerà anche il suo principale 
business, quello grazie al quale, accanto ai sequestri, è riuscita a 
autofinanziarsi in tutti questi anni? Qualche dubbio c’è. L’altro 
problema sono gli irriducibili, una fronda all’interno della guerriglia 
che si rifiuta di partecipare alla consegna delle armi. Si parla di 
circa 200 guerriglieri che si sono opposti alle decisioni prese, a nome 
del Secretariato, da Iván Márquez, il capo della missione ai negoziati 
dell’Avana, e sottoscritte da “Timochenko”, il capo delle Farc dal 2011,
 dopo la morte, in un combattimento con l’esercito colombiano, di 
Alfonso Cano.
 
