Repubblica 22.9.16
Italicum, sì alla mozione ma il Pd si spacca la minoranza non vota “Aria fritta, verso il No”
Ok
al testo di maggioranza: la Camera discuterà le modifiche. Guerra di
cifre tra dem. Bersani: “La volpe finisce in pellicceria. Niente
scissione”
di Giovanna Casadio
ROMA. «Non è che
votare No al referendum vuol dire scissione...». Pierluigi Bersani mette
le mani avanti. L’epilogo è questo. Il risultato di una giornata
parlamentare che gira tutta attorno al cambiamento della legge
elettorale, dell’Italicum, con una guerriglia in casa Pd sulle mozioni
presentate alla Camera, mostra la vera posta in gioco: il referendum
costituzionale. E la sinistra dem si avvia decisa verso il No, non
credendo all’impegno renziano di modificare l’Italicum, condizione che
ritiene indispensabile per dire un Sì alla riforma della Carta. Si
incrociano le spade sin dal mattino e non solo tra maggioranza e
opposizioni, ma all’interno della maggioranza stessa tra Pd e Ncd e,
soprattutto, tra i Dem che sembrano ormai sull’orlo di una frattura
insanabile. Finisce a sera con una roulette di numeri sulle quattro
mozioni - strumento parlamentare che vale una dichiarazione di buone
intenzioni o poco più - presentate rispettivamente da Sinistra Italiana
(101 a favore, 203 contrari, 72 astenuti); dai 5Stelle (74 favorevoli,
314 contrari); da Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia (43 a favore, 315
contrari, 124 astenuti) e che sono respinte. Mentre la mozione di
maggioranza di Pd-Ncd-verdiniani più altri tra cui Pino Pisicchio, passa
con 293 voti a favore, 157 contrari. Non impegna il governo ma apre a
modifiche parlamentari.
E subito partono nuove polemiche in casa
dem su quanti non hanno davvero partecipato al voto perché in disaccordo
politico con la mozione che Bersani definisce «polenta», «aria fritta,
significa che non si fa niente». E allora avverte il premier: «Le volpi
finiscono in pellicceria», citando una battuta di Craxi su Andreotti.
Lite sui numeri dei dissidenti. I renziani dicono che dei 42 assenti dem
solo 24 erano contrari alla mozione e gli altri invece erano fuori per
svariate ragioni. Nico Stumpo, bersaniano, conteggia: «Siamo in 39, di
questi 32 erano contrari e 7 invece hanno votato a favore». Come i
cuperliani Sesa Amici, Andrea De Maria. Minoranza assottigliata.
Nel
Pd c’è un clima avvelenato. La sinistra dem all’ora di pranzo si
riunisce separatamente: da una parte Bersani, Speranza, Zoggia, Giorgis e
gli altri bersaniani e dall’altra Gianni Cuperlo e i suoi. Si accordano
per non prendere parte al voto, il giudizio è negativo ma con sfumature
diverse. «Prima Renzi diceva che l’Italicum era una legge perfetta, ora
che si può migliorare: si decida, si apra un confronto vero», commenta
Bersani. Cuperlo al contrario afferma: «Apprezzo l’apertura ma la
timidezza e la reticenza con cui la mozione è scritta, mi impediscono di
votarla». Lorenzo Guerini, il vice segretario del Pd, in Transatlantico
si infila nei capannelli della minoranza per convincere: «È un sbaglio
non votare questa mozione, ma non è un dramma ». Poco prima
nell’assemblea dem battibecchi e scambi di offese. Enzo Lattuca,
ventottenne bersaniano, legge il testo della mozione dove è scritto che
“i diversi gruppi parlamentari possono esplicitare le proprie eventuali
proposte di modifica...” e ironizza: «Beh, grazie di consentire al
Parlamento di fare il Parlamento, dove dovremmo parlare in un
convegno!». Rosato, il capogruppo, si risente: «Mi stai prendendo in
giro?».Sul campo di battaglia resta l’impegno a cambiare l’Italicum, ma
non si sa né come né quando. FI chiede sia dopo il referendum. Arturo
Scotto di Si: «La mozione del Pd è un grosso “ciaone” a un confronto
serio in Parlamento». I 5Stelle puntano sul proporzionale. Tra pochi
giorni la Direzione del Pd.