Corriere 22.9.16
Modifiche all’Italicum, il sì spacca il Pd
Bersani: le volpi finiscono in pellicceria
L’ex segretario cita Craxi per attaccare Renzi. Verdini vota la mozione, lite tra dem sui numeri
di Monica Guerzoni
ROMA
«Il dato di fatto è che la sinistra del Pd non ha votato e Denis
Verdini invece sì», distilla con amarezza Roberto Speranza quando sul
tabellone elettronico dell’Aula di Montecitorio si accendono le lucette
verdi e rosse. La mozione della maggioranza di governo, che impegna la
Camera a valutare «eventuali proposte» per modificare l’Italicum, passa
con 293 sì e 157 no. Quelle di Sinistra italiana e del M5S finiscono
invece bocciate.
«È ora di scoprire le carte», sprona le
opposizioni il capogruppo dem Ettore Rosato nell’intervento che precede
il voto. L’esito è scontato. Il dato politico è che la votazione spacca
il Pd, rilanciando l’asse tra Renzi e Denis Verdini. Questo lamentano i
parlamentari della minoranza, dopo aver cestinato la mozione come «aria
fritta». Pier Luigi Bersani ha fiutato l’aria, teme che Renzi stia
facendo il furbo sull’Italicum e avverte: «Prima diceva che l’Italicum è
la legge perfetta, ora che si può migliorare. Si decida e ammetta che
ha fatto un errore... A tutto c’è un limite, a Renzi voglio ricordare
che le volpi finiscono in pellicceria». Fa buio e la guerra dei numeri
fotografa lo stato dei rapporti tra renziani e anti-renziani. Le agenzie
lanciano la notizia che 42 deputati della minoranza non hanno
partecipato al voto. Cifre che il capogruppo Ettore Rosato subito
rettifica, tabulati alla mano: «Sono 24 quelli che non l’hanno votata
per scelta politica, le altre 18 sono assenze giustificate». La sinistra
si infuria, mette nero su bianco che i parlamentari della minoranza
sono «una quarantina e 32 non hanno partecipato al voto», poi attacca:
«È stucchevole che i vertici del gruppo si siano precipitati a dare
numeri sbagliati e faziosi».
Intanto, nelle stanze del gruppo Ala,
Denis Verdini lavora alla «sua» legge elettorale. E valuta quanti voti
prenderebbe con il premio di coalizione nel caso in cui Renzi — invece
di puntare sul «modello Sala» come a Milano — decidesse di allargare
verso destra l’alleanza in vista delle Politiche. Cuperlo è deluso dalla
prospettiva del premio alla coalizione e preferirebbe «una legge per
dare consistenza al centrosinistra». Ancor più sconsolato Speranza: «Io
non so quali possano essere i punti di un’alleanza con Verdini. Quel che
so è che per Renzi discutere con noi è più faticoso, perché bisogna
farlo sui problemi del Paese». Se volete cambiare l’Italicum, perché non
avete votato la mozione? «Era invotabile e indifendibile, dice solo
imbarazzanti ovvietà». Lorenzo Guerini avrebbe preferito un voto
unitario. E i bersaniani sospettano che il vicesegretario, il quale la
mozione non voleva scriverla, abbia cambiato linea «su pressione di
Franceschini», descritto come «il garante del rapporto con Alfano». Un
rapporto che ha fatto ballare la maggioranza al Senato, dove per quattro
volte è mancato il numero legale sul ddl che riforma prescrizione e
intercettazioni. «Il governo è ostaggio dei centristi», hanno accusato
le opposizioni. E il ministro Orlando è dovuto correre a Palazzo Madama
per risolvere il braccio di ferro.