Repubblica 21.9.16
Olimpiadi, altolà Coni “Per cancellarle serve un voto d’aula”
Un parere dell’avvocato Pellegrino prospetta anche una richiesta danni di 20 milioni ai consiglieri comunali
di Giovanna Vitale
ROMA.
Il Coni si prepara alla guerra. Se oggi pomeriggio, nel corso della
prima conferenza stampa dell’era Raggi convocata in Campidoglio dopo
l’incontro col presidente Malagò, la sindaca grillina dirà no ai Giochi
2024, lo stop alla corsa olimpica non resterà senza conseguenze.
Qualcuno dovrà risponderne. E quasi certamente sarà chiamato pure a
pagare per gli eventuali danni prodotti.
Il parere scritto
dall’avvocato Gianluigi Pellegrino su incarico del Coni parla chiaro:
«La revoca della candidatura rischia di costare a Roma e ai romani 20
milioni di euro: il cortocircuito in cui potrebbe infilarsi la sindaca
sta proprio qui», premette il legale. «Nel giugno 2015», ricorda infatti
Pellegrino, «la città fu candidata dall’allora sindaco Marino in virtù
di una mozione approvata in assemblea capitolina che lo obbligava a
farlo. Su questa base Roma ha chiesto allo Stato di sostenere la sua
corsa, anche economicamente. Lo Stato ha quindi accettato, escludendo
altre città e mettendoci dei soldi».
Un iter preciso, con un
budget preciso, necessario a lanciare la sfida italiana al mondo dello
sport. «Perciò, adesso, Roma non può dire allo Stato: ci ho ripensato,
stavo scherzando», argomenta l’avvocato. «Al punto in cui siamo lo Stato
dovrà necessariamente esigere il rimborso di quanto speso finora».
Dunque Raggi, «che dice di avere come primo obbiettivo la tutela delle
tasche dei romani, rischia l’effetto
Oggi la sindaca incontra Malagò e poi annuncerà la sua decisione sui Giochi alla città
opposto:
se revoca la candidatura espone le casse comunali, e quindi i
cittadini, a risarcire lo Stato dei circa 20 milioni che Roma gli ha
chiesto di investire. Se invece va avanti, ha la garanzia che i romani
non tireranno fuori un euro, anzi riceveranno — se le Olimpiadi verranno
infine assegnate all’Italia — 5 miliardi di finanziamenti ».
Oltretutto, per il codice civile, l’inquilina del Campidoglio corre il
pericolo di dover mettere mano pure al suo, di portafogli: «Chi, con
dolo o colpa grave, compie atti contrari ai doveri della corretta
amministrazione provocando un danno erariale, si espone ad un eventuale
accertamento della Corte dei conti».
Un ragionamento di «buon
senso» che, secondo l’avvocato, ha solide fondamenta giuridiche: «Per lo
Statuto di Roma Capitale il sindaco deve eseguire la volontà espressa
dal consiglio comunale », prosegue Pellegrino. Perciò «Raggi avrebbe un
ulteriore problema: ottenere dal consiglio il ritiro formale della
delibera varata l’anno scorso. In tal caso saranno i consiglieri a
doversi assumere la responsabilità nei confronti dello Stato». E né vale
l’obiezione che allora a decidere fu una maggioranza di colore diverso
rispetto a oggi: «Già al primo anno di università si impara il principio
fondamentale della continuità amministrativa», taglia corto Pellegrino.
«Quando un’istituzione assume impegni che comportano investimenti di
altri Enti, la volontà politica deve lasciare il passo alla
responsabilità amministrativa e alla serietà degli impegni».