Repubblica 21.9.16
I nostri immigrati sono la nostra forza
Noi,
sindaci di tre grandi città globali, chiediamo ai leader un impegno sui
profughi I rifugiati aumentano la vitalità e la crescita delle economie
locali
Bill De Blasio Anne Hidalgo Sadiq Khan
I
LEADER mondiali si sono riuniti a New York per l’Assemblea generale
delle Nazioni Unite, e in cima alla loro agenda c’è una crisi dei
profughi che ha raggiunto livelli di drammaticità che non si vedevano
dai tempi della seconda guerra mondiale. Il vertice delle Nazioni Unite
per i rifugiati e i migranti e il vertice sui rifugiati voluto dal
presidente Obama rappresentano uno spartiacque che richiama l’attenzione
del pianeta sulla necessità di una risposta efficace a una crisi
umanitaria sempre più grave.
Il nostro parere comune si basa su
una lucida consapevolezza dei pericoli che abbiamo di fronte. Dopo
l’esplosione di un ordigno nel quartiere di Chelsea a New York, lo
scorso weekend, e altri attacchi in città di tutto il mondo, siamo
consapevoli che la sicurezza di tutti i nostri cittadini è prioritaria
in società grandi, aperte e democratiche. Ma è sbagliato dipingere le
comunità di immigrati e profughi come radicali e pericolose. Dobbiamo
continuare a perseguire un approccio inclusivo all’insediamento dei
profughi, per contrastare l’onda crescente di dichiarazioni xenofobe in
tutto il mondo, che serviranno solo a emarginare ancora di più le nostre
comunità di immigrati senza renderci in alcun modo più sicuri.
Noi,
sindaci di tre grandi città globali — New York, Parigi e Londra —
esortiamo i leader mondiali riuniti alle Nazioni Unite a prendere misure
decise per garantire soccorso e un rifugio sicuro ai profughi in fuga
dai conflitti e ai migranti in fuga dalla miseria, e sostenere coloro
che questo lavoro lo stanno già facendo.
Anche noi faremo la
nostra parte. Le nostre città si impegnano a continuare a battersi per
l’inclusività, ed è per questo che sosteniamo servizi e programmi che
aiutano tutti i residenti, incluse le tante comunità di immigrati, a
sentirsi bene accolti, in modo che ogni residente possa sentirsi parte
delle nostre grandi città.
A New York e a Parigi, per esempio,
programmi di “carte d’identità comunali” hanno migliorato notevolmente
il senso di appartenenza fra gli immigrati e hanno consentito un maggior
accesso a servizi come conti bancari e indennità per veterani, e a
risorse comunali come biblioteche e istituzioni culturali. In meno di
due anni, il programma di New York, conosciuto come IdNyc, ha registrato
oltre il 10 per cento della popolazione cittadina complessiva e ha
ricevuto i complimenti di una variegata coalizione di esponenti delle
comunità, associazioni di supporto e partner istituzionali.
Programmi
come IdNyc costruiscono città più sicure, perché gli immigrati e i
profughi sanno di essere inclusi e riconosciuti dalle amministrazioni
pubbliche. A New York, la polizia è stata un partner fondamentale nella
creazione del programma, perché i residenti sono più disposti a
denunciare reati quando hanno un documento di identità che è accettato
dalle forze dell’ordine. A Parigi, nuove misure come la Carte Citoyenne e
il bilancio partecipativo, che lascia decidere ai parigini come
utilizzare una parte del bilancio annuale del Comune, offrono a tutti i
residenti l’opportunità di partecipare alla vita cittadina e diventare
stakeholder locali, senza alcuna restrizione.
Investire
nell’integrazione dei rifugiati e degli immigrati non è soltanto la cosa
giusta da fare, ma anche la cosa intelligente da fare. I rifugiati e
altri residenti nati all’estero portano con sé competenze importanti e
aumentano la vitalità e la crescita delle economie locali, e la loro
presenza da molto tempo porta beneficio alle nostre tre città.
A
New York, quasi metà dei proprietari di piccole imprese sono immigrati
che contribuiscono a pagare le tasse e creano altri posti di lavoro per
il resto dei newyorchesi. Londra recentemente ha dato il via a una
campagna pubblicitaria chiamata # LondonIsOpen, che mette in evidenza
storie di successo simili, scelte fra i tre milioni di londinesi che
sono nati all’estero e contribuiscono alla creatività, alla vitalità e
allo spirito imprenditoriale della città.
Le nostre città sono
anche in prima linea per aiutare chi fugge da violenze e persecuzioni a
entrare in contatto con servizi fondamentali, spesso vitali per la
sopravvivenza. Parigi è una delle prime municipalità importanti ad aver
aperto un centro profughi nel cuore della città. A partire da ottobre,
questo centro fornirà servizi e necessità di base, oltre che supporto
amministrativo, a 400 profughi. Il Comune di New York ha collocato
funzionari comunali nel tribunale per l’immigrazione, per collegare le
migliaia di richiedenti asilo minorenni non accompagnati del Centro
America a servizi sanitari, scolastici e sociali di fondamentale
importanza. L’anno scorso i distretti amministrativi di Londra hanno
fornito supporto a oltre mille bambini richiedenti asilo non
accompagnati, e il Comune sta elaborando nuovi metodi per lavorare
insieme alle comunità e offrire supporto ai rifugiati.
Noi
sappiamo che le politiche che abbracciano la diversità e promuovono
l’inclusione sono efficaci. Ci appelliamo ai leader mondiali perché
adottino uno spirito analogo di accoglienza e collaborazione in nome dei
rifugiati di tutto il mondo, durante il vertice di questa settimana. Le
nostre città sono unite in questo appello all’inclusività: è parte
della nostra identità di abitanti di città ricche di diversità e
prosperità.
Bill de Blasio è sindaco di New York Anne Hidalgo è
sindaca di Parigi Sadiq Khan è sindaco di Londra ( Traduzione di Fabio
Galimberti) © 2016 New York Times News Service