Repubblica 20.9.16
Hamad Bin Abdulaziz Al Kawari
“Se sarò direttore dell’Unesco lotterò per ricostruire Palmira profanata dall’Isis”
Parla
Hamad Bin Abdulaziz Al Kawari, candidato dal Qatar a guidare
l’organismo dell’Onu “Investiremo a Ercolano e mi impegnerò perché
Venezia resti nella lista dei siti tutelati”
intervista di Stefania Parmeggiani
ROMA
«Combatterò il terrorismo con le armi della cultura, lotterò per
ricostruire Palmira e gli altri luoghi profanati dagli jihadisti e mi
impegnerò perché anche l’immenso patrimonio dell’Italia venga
valorizzato, troverò fondi per continuare l’opera di restauro di
Ercolano». Hamad Bin Abdulaziz Al Kawari, ex ministro della Cultura del
Qatar, potrebbe essere il primo direttore generale arabo dell’Unesco. A
novembre del prossimo anno sarà infatti scelto il successore di Irina
Bokova e quest’uomo cosmopolita – diplomatico e statista con una lunga
esperienza di ambasciatore in Francia, negli Stati Uniti, ma anche in
Siria e in Libano – è stato candidato dal suo Paese e dal Consiglio di
Cooperazione del Golfo alla guida dell’organizzazione Onu per
l’educazione, la scienza e la cultura. Gioca quindi in attacco sugli
altri due candidati arabi: la libanese Vera el-Khoury Lacoeuilhe e
l’egiziana Mushira Khattab. «Vorrei che si guardasse attentamente alla
storia di ognuno di noi. Solo un arabo moderato con un’esperienza
diretta delle culture di altre parti del mondo può aiutare ad affrontare
il problema dell’integralismo e del terrorismo», dice seduto nella hall
dell’Hotel de Russie poche ore prima del conferimento di una laurea
honoris causa da parte dell’Università di Tor Vergata e di una fitta
rete di incontri istituzionali.
Al Kawari può contare
sull’appoggio di uno Stato che negli ultimi anni ha finanziato
generosamente l’Unesco: nel 2011, quando gli Usa hanno bloccato i
finanziamenti all’organizzazione dopo l’ingresso della Palestina tra i
Paesi membri, il Qatar è intervenuto con 27 milioni di dollari. Da
allora fiumi di denaro sono stati destinati ai programmi per
l’educazione. «Il mio Paese ha inoltre stanziato – continua – 10 milioni
di dollari a un fondo di emergenza per la conservazione del patrimonio,
di questi due milioni sono già stati erogati». Non è certo il denaro
che manca al Qatar, alleato di ferro dell’Arabia Saudita che sta
emergendo come importante attore sullo scacchiere internazionale e che
investe senza badare a spese in Occidente: in Italia si pensi alle
commesse miliardarie per Fincantieri e Finmeccanica ma anche agli
investimenti in Costa Smeralda, a Milano con l’acquisto dell’intera area
di Porta Nuova, lo shopping alberghiero e l’acquisto della maison
Valentino. Al Kawari ripete che la sua priorità all’Unesco sarà
difendere il patrimonio profanato dagli jihadisti, poi promette di
impegnarsi per Venezia ed Ercolano: «La prima non può essere cancellata
dalla lista dei siti patrimonio dell’umanità e la seconda ha ancora così
tanto da valorizzare». Dice di ispirarsi alla costituzione italiana che
«ripudia la guerra» e alla nostra politica: «Per ogni euro investito in
sicurezza, un altro va investito in cultura». E non si stupisce quando
gli viene fatto notare che secondo alcuni quotidiani e osservatori
internazionali il suo Paese con una mano si accredita presso i governi e
l’opinione pubblica e con l’altra finanzia il califfato del terrore:
«Sono accuse senza fondamento. Se ci fosse qualcosa di vero i nostri
alleati occidentali avrebbero da tempo chiesto spiegazioni. Io ribadisco
l’interesse vitale del Qatar a combattere il terrorismo».