Repubblica 20.9.16
Frenata della Consulta l’Italicum va al 2017 dopo il referendum
Rinviata l’udienza del 4 ottobre per evitare l’“uso politico” del verdetto, ma giudici divisi. Palazzo Chigi: meglio così
di Goffredo De Marchis Liana Milella
ROMA.
La Consulta rinvia il verdetto sull’Italicum. Una scelta motivata sia
da ragioni tecniche, e cioè il prossimo arrivo di nuovi ricorsi sulla
stessa materia, sia politiche, ossia evitare che qualsiasi sentenza,
favorevole o contraria all’Italicum, possa essere letta e quindi
strumentalizzata in vista del voto sul referendum. Un esito che sia il
Quirinale sia Renzi vedono di buon occhio.
L’opzione della
Consulta è stata netta. Il 4 ottobre non si terrà neppure l’udienza
pubblica sulla costituzionalità della nuova legge elettorale per la
Camera, che pure avrebbe potuto tenersi, ibernando poi la decisione a un
successivo momento, come pure è avvenuto tante volte. Il presidente
Paolo Grossi ha deciso di esercitare il suo «potere presidenziale» e
rinviare il quesito a un nuovo ruolo. Quando? I giudici non lo hanno
deciso, ma è certo che la Corte, a questo punto, affronterà la questione
solo dopo il referendum. Quindi il prossimo anno.
L’ipotesi di un
rinvio circolava da giorni, ma solo ieri, nel primo appuntamento
collegiale dopo le ferie per l’usuale “lettura delle sentenze” del
lunedì, i giudici hanno affrontato collegialmente il caso e hanno scelto
la soluzione che è parsa la più lineare anche tecnicamente, visto che
oltre alle ordinanze di Torino e Messina, è in arrivo quella di Perugia e
probabilmente anche altre delle 23 frutto dei ricorsi del Comitato
Besostri.
I giudici non sono stati tutti d’accordo sul rinvio,
anche se una larga maggioranza ha ritenuto che questa fosse la strada
preferibile. Il costituzionalista milanese Nicolò Zanon, nominato due
anni fa da Napolitano, ha chiarito che, nella sua veste di relatore,
sarebbe stato comunque pronto a discutere e a decidere, come ogni
giudice dovrebbe fare in una situazione del genere.
Il rinvio di
Grossi sarà secco, non conterrà una motivazione. Neppure quella che
l’udienza del 4 era stata fissata calcolando che la partita del
referendum sarebbe stata già alle spalle. Nessuna considerazione di
quelle fatte ieri dai giudici, come tenere al riparo la Corte da
qualsiasi tempesta politica. Ancora: stare fuori da possibili influenze
politiche sulla decisione, ma neppure influenzare il voto, con una
decisione che sarebbe suonata come una promozione o una bocciatura per
il governo.
Nell’ottica di giocarsi tutto al referendum, senza
avere distrazioni, il rinvio non dispiace affatto a Matteo Renzi. Anzi, a
Palazzo Chigi, sono convinti che la scelta della Corte sia, oggi, «un
aiuto» alla causa referendaria. Lascia il terreno libero alla campagna,
evita di introdurre nuovi temi all’ordine del giorno. Adesso infatti
resta da superare il passaggio parlamentare sulla mozione di Sel che
giudica incostituzionale la legge. Stasera assemblea dei deputati del
Pd, domani il voto in aula sui testi.