lunedì 19 settembre 2016

Repubblica 19.9.16
L’emergenza migranti
Enaiatollah Akbari, afgano protagonista di un libro
“Basta con l’Europa dei fili spinati e non date soldi ai regimi corrotti”
“È ora di abolire il trattato di Dublino che ti impone di rimanere dove ti prendono le impronte digitali”
intervista di Fabio Tonacci

ROMA. «Abolire il trattato di Dublino, che ti impone di rimanere nel Paese dove ti prendono le impronte digitali». E poi? «Basta dare soldi per la gestione dei profughi a governi corrotti». Enaiatollah Akbari è afgano, ha 28 anni, vive a Torino e sta per laurearsi in Scienze Politiche. La storia del suo lungo viaggio per arrivare in Italia nel 2004 è scritta nel libro di Fabio Geda, “Nel mare ci sono i coccodrilli”.
Perché abolire la raccolta delle impronte digitali?
«Non dico questo. È giusto che le autorità del Paese di primo arrivo prendano le impronte ai profughi, ma ciò non deve comportare l’obbligo di presentare la domanda di asilo in quello stesso Paese. Grecia e Ungheria non ce la fanno a sostenere il peso, sono diventati magazzini di uomini».
E però con la libertà di chiedere asilo dovunque, tutti si sposteranno in Germania o nei Paesi del Nord Europa.
«Se l’accoglienza sarà ben organizzata, non ci saranno problemi. Chi arriva dall’Asia passa quasi sempre dalla Grecia: ci sono circa 70mila persone che vivono laggiù nelle baraccopoli, senza che i loro diritti di richiedenti asilo siano garantiti».
Vede un Europa solidale, o no?
«No. Il sistema di ricollocazione e di sostegno reciproco è una favola. Ognuno pensa per sé. Senza una visione comune, la situazione diventerà insostenibile. E la soluzione non è dare soldi a Paesi corrotti».
In che senso?
«La Germania ha girato al governo afgano 300 milioni di euro per gestire i rimpatriati. Ma il mio Paese attualmente è tra i più corrotti al mondo, quel denaro finisce ai signori della guerra, ai trafficanti di oppio, ai politici. La stessa Germania ha fatto accordi con la Turchia del dittatore Erdogan».
Come si deve comportare l’Europa coi migranti economici, che non scappano da guerre o dittature?
«In Europa c’è spazio per tutti. Non c’è il rischio colonizzazione. Io sono rifugiato, sono grato all’Italia, eppure non vedo l’ora di tornare in Afghanistan appena sarà possibile. E così i miei connazionali».
La prima cosa da fare?
«Smantellare i recinti, i fili spinati... questa dei muri non è la vera Europa. Poi distribuire il peso dei migranti in modo equo, tra tutti i Paesi, a cominciare da quelli che si trovano adesso in Grecia e in Ungheria».