Repubblica 19.9.16
Migranti, la sfida Onu “Gli Stati si impegnino ad aiutare chi fugge”
A New York il summit con 150 leader del mondo
Verrà chiesta una firma contro razzismo, xenofobia e procedure di frontiera eque
di Vincenzo Nigro
ROMA.
Per la prima volta nella loro storia, le Nazioni Unite oggi tengono un
“Summit sui rifugiati e i migranti” con 150 capi di Stato e di governo,
voluto dal segretario generale uscente Ban Ki Moon. E domani, sempre nel
contesto dell’assemblea Onu, ci sarà un altro vertice sul tema delle
migrazioni promosso dal presidente Barack Obama: una riunione che nelle
intenzioni del leader Usa doveva essere operativa, una “pledging
conference” in cui verificare la disponibilità di ogni singolo stato
membro ad accogliere profughi e migranti in fuga dalle guerre e dalla
povertà.
Il fatto che sia Ban Ki Moon che Barack Obama, entrambi a
fine mandato, abbiano deciso di affidare il segno della loro eredità
proprio al tema delle migrazioni è una conferma dell’importanza e della
globalità del tema. La riunione Onu dovrebbe avviare un processo che si
dovrebbe concludere nell’ottobre del 2017. L’obiettivo è quello di
definire un programma per una risposta mondiale coordinata crisi
migratoria. Il vertice si chiuderà con una “Dichiarazione di New York”
in cui gli Stati dell’Onu si assumeranno impegni tra cui la lotta contro
lo sfruttamento, il razzismo e la xenofobia; il salvataggio delle
persone in fuga; la garanzia di procedure di frontiera eque e in linea
con il diritto internazionale.
Della dichiarazione faranno parte
anche due documenti che aprono la strada all’adozione di un “Global
Compact sui migranti” nel 2018: uno sui rifugiati e l’altro sui
migranti. Come molti dei processi politici avviati dalle Nazioni Unite, è
molto probabile che dal piano delle dichiarazioni di principio e delle
buone intenzioni si riesca a passare con difficoltà a quello
dell’operatività.
A New York in queste ore arrivano i principali
ministri del governo italiano, dal premier Matteo Renzi, al ministro
degli Esteri Paolo Gentiloni, a quello dell’Interno Angelino Alfano.
L’Italia ha chiaramente un interesse particolare al vertice: la
“Dichiarazione di New York” riconoscerà il dovere di protezione dei
rifugiati come previsto dalle decisioni dell’Onu, una protezione che
implica una responsabilità internazionale condivisa, non a carico dei
soli paesi ospitanti o di quelli che accolgono per primi i migranti.
Sul
fronte italiano bisogna registrare i dati diffusi ieri sullo sbarco di
profughi nella penisola nei primi 7 mesi del 2017: ad agosto gli sbarchi
sono aumentati di 8000 unità. Le storie di chi arriva in Italia
attraversando il Mediterraneo ci raccontano anche ieri di due donne
incinte morte mentre erano in viaggio. Storie, drammi che si ripetono da
mesi. E ieri, ad Assisi per la giornata di preghiera organizzata da
Sant’Egidio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto
proprio un riferimento alla necessità di non restringere il dialogo: «Il
dialogo tra le religioni, tra credenti e non credenti, il dialogo della
cultura può molto più di quanto si pensi. Perché lo scontro con la
violenza estremista è anche uno scontro culturale e quindi la cultura
può prevalere sull’oscurantismo».