Repubblica 18.9.16
La nuova alleanza dell’Est
Ungheria. Polonia. Cechia. Slovacchia.
I quattro di Viségrad sfidano Bruxelles
Conservatori
e socialdemocratici uniti, i leader di Ungheria, Polonia Cechia e
Slovacchia sono la spina nel fianco dell’Unione. Coalizzati sulla linea
del “no” ai migranti. E ora anche sull’uscita di Londra dalla Ue
di Andrea Tarquini
VIKTOR
Orbàn e Beata Szydlo nazionalconservatori, Bohuslav Sobotka e
l’ospitante Robert Fico socialdemocratici. Patto bipartisan, ecco i veri
vincitori del vertice Ue di Bratislava. I premier di Ungheria, Polonia,
Cèchia e Slovacchia al summit hanno resistito con successo alla
richiesta dell’Unione di accettare quote di ripartizione di migranti
decise a Bruxelles per ogni paese membro della Ue. «Noi applicheremo la
solidarietà flessibile», hanno detto i “quattro moschettieri di
Viségrad”, chiamati così in gergo perché si chiama “Gruppo di Viségrad”,
l’alleanza tra Budapest, Bratislava, Praga e Varsavia. Forte
contropotere a fronte delle idee prevalenti a Bruxelles, Roma, Parigi o
Berlino. Parole di Orbàn e del leader storico della maggioranza polacca
Jaroslaw Kaczynski in un recente convegno. Citiamo dal Financial Times,
prima auspicano insieme una «controrivoluzione per salvare l’Europa».
Poi Orbàn scherzoso: «Siamo così amici, secondo un proverbio, da poter
rubare cavalli insieme». Kaczynski serio: «Conosco la stalla da
visitare, si chiama Ue».
Solidi dati di crescita economica e conti
sovrani, stabili maggioranze liberamente elette (particolarmente quelle
ungherese e polacca), e nelle opinioni pubbliche diffusissima paura
verso i migranti, li uniscono e rafforzano. Orbàn — dicono fonti
diplomatiche occidentali — emerge sempre più come il vero leader del
Gruppo di Viségrad, e il più abile stratega nazionalconservatore
dell’intera Ue. Il 2 ottobre col referendum magiaro per dire sì o no
all’imposizione di quote di ripartizione di profughi da parte di
Bruxelles affronta la prova del nove. Se abbastanza elettori andranno a
votare (minimo richiesto 50 per cento) appare sicura una vittoria del
no.
E Budapest fatta l’esperienza della barriera lungo i confini
offre l’aiuto delle sue piccole ma efficientissime forze armate e di
polizia per blindare altre frontiere contro ogni migrazione:
schieramenti promessi in Serbia e altrove, appoggio logistico cèco al
confine bulgaro-turco. Ecco la situazione e le posizioni dei governi
paese per paese.
Otto cittadini su dieci, secondo i sondaggi, sono
contro l’accoglienza dei migranti. L’organizzazione è radicale:
barriera, centri d’accoglienza in zone neutre di confine con decisioni-
lampo se accogliere o piuttosto respingere. Senso di sicurezza che
sovraffolla Budapest di turisti. «È dovere europeo difendere l’identità
dell’Europa e difendere i cristiani ovunque», dice il ministro delle
Risorse umane Zoltàn Balog. Secondo il popolarissimo premier, vincitore
di due elezioni «se non fermiamo l’ondata tra pochi anni l’Europa
identitaria attuale sparirà ». Altre idee-forza lanciate da Orbàn:
rafforzare nella Ue diversità tra nazioni e sovranità di istituzioni
nazionali elette.
Il più grosso paese del centroest europeo è
fuori dalle grandi rotte di migrazione. Al momento. Ma teme nuove ondate
via Russia, Ucraina e Bielorussia, vuole potenziare i controlli, ha
istituito corpi paramilitari volontari addestrati dalle forze armate per
vegliare sul confine est. «Ospitiamo già un milione di ucraini fuggiti
dalla guerra, cos’altro vuole da noi la Ue?», dice l’esecutivo di
maggioranza assoluta al potere dalla vittoria nell’ottobre scorso.
Il
no alla formazione di una numerosa comunità musulmana unisce tutti.
Governo a guida socialdemocratica, euroscettici come l’ex capo dello
Stato conservatore Vaclav Klaus. Parla chiarissimo il presidente Milos
Zeman, postcomunista. Ha detto al
Guardian:
«Noi europei finiremo presto per diventare una minoranza discriminata. Ci minaccia una nuova Shoah».
Il
premier Robert Fico, il cui partito è membro dei socialisti europei, e i
suoi ministri, non usano eufemismi. Non vogliamo una vasta comunità
islamica, affermano, e spiegano: non è compatibile né con i nostri
valori europei né con la sicurezza nazionale. Bratislava studia misure
per permettere ai propri servizi di controllare qualsiasi musulmano
residente. E ieri il premier ha aggiunto che i quattro Paesi porranno il
veto a ogni accordo sulla Brexit che limiti la libertà di viaggio e
movimento ai loro cittadini nel Regno Unito.