domenica 18 settembre 2016

il manifesto 18.9.16
Berlino «sexy» e plurale alla prova del voto
Germania. Oggi la capitale alle urne. Resterà la città tollerante e cosmopolita che conosciamo? Quasi sicura la conferma del sindaco uscente, ma non dell’attuale maggioranza. Occhi puntati sul risultato che otterrà la destra anti-profughi
di Jacopo Rosatelli

BERLINO Una cosa è quasi sicura: l’attuale sindaco-governatore di Berlino, il socialdemocratico Michael Müller, resterà in sella. Salvo sorprese, le amministrative di oggi confermeranno la Spd come primo partito della città-Land, e il suo capolista – pacato 51enne di professione tipografo – potrà continuare a sedere sullo scranno più alto del Rotes Rathaus, il «Municipio rosso» di Alexanderplatz. E qui finiscono le certezze. Tutto il resto è in discussione. Non solo il profilo della maggioranza, se ancora grosse Koalition oppure altro. Ma, soprattutto, quale identità avrà la capitale della Germania da lunedì.
Resterà la città tollerante e cosmopolita che conosciamo, «sexy» secondo la famosa definizione dell’ex sindaco Klaus Wowereit? La risposta verrà innanzitutto da un dato: il consenso di Alternative für Deutschland (Afd).
A destra puntano sui muscoli
La destra anti-profughi candida a primo cittadino un ex ufficiale dell’esercito, Georg Pazderski, all’insegna della «sicurezza» e del «rispetto per la maggioranza»: un messaggio chiarissimo nella capitale delle differenze, con oltre 180 nazionalità, una grande comunità lgbtq, e una varietà di forme di vita alternative, come le case occupate che resistono. Fumo negli occhi per i nuovi crociati che si ergono a baluardo della «tradizione nazionale» minacciata dal «caos» portato da «stranieri» ed «estremisti»: nei loro manifesti elettorali protagonista indiscusso è la polizia, da rafforzare contro i nemici interni.
Sui muscoli puntano anche i democristiani della Cdu, guidati dal vicensindaco uscente Frank Henkel, titolare anche del ministero cittadino degli interni. Era lui il campione «legge e ordine» prima che il soldato Pazderski gli rubasse la scena. Fra le più recenti prodezze di Henkel, il parziale sgombero violento della casa occupata di Rigaerstrasse 94, nel cuore dello storico quartiere ribelle di Friedrichshain, rivelatosi per fortuna un clamoroso autogol. Non solo perché l’effetto ottenuto è stato di rianimare la scena alternativa della città (oggi una grande festa popolare proprio in Rigaerstrasse), ma anche perché addirittura la giustizia ha dichiarato illegittimo lo sgombero: di mercoledì è la pronuncia della corte d’appello firmata dalla magistrata Nicola Herbst. Straordinari paradossi di una città unica: occupanti «illegali» autonomi e anarchici che vincono una causa contro la proprietà dello stabile e la polizia cittadina diretta da un uomo del partito della cancelliera Angela Merkel.
A difesa di una Berlino plurale e accogliente sono, con gradazioni diverse, le forze politiche «a sinistra del centro».
La Spd rivendica gli anni di buona amministrazione, i cui effetti si vedrebbero anche nella discesa del debito pubblico (comunque alto, 59 miliardi) e nella diminuzione della disoccupazione, che resta però superiore alla media nazionale: il rilevamento di agosto dice 9,7% contro 6,1%. Un miglioramento generale degli indicatori che nessuno nega, ma che fa a pugni con altri numeri.
Secondo un rapporto dell’autorevole fondazione Bertelsmann reso noto lunedì scorso, in città il 32,2% dei minorenni vive in condizioni di povertà, cioè in famiglie che percepiscono forme di sussidi al reddito. E poi, la questione del caro-affitti: la peggiore conseguenza della «gentrificazione», ossia il «risanamento» dei quartieri che porta con sé l’espulsione dei meno abbienti.
Un fenomeno in atto da anni, che non accenna a fermarsi, contro cui insiste molto la Linke (la Sinistra). Sui suoi manifesti compare Oma Anni, «nonna Anni», una combattiva 95enne – realmente esistente – in lotta contro l’ammodernamento del suo palazzo che farebbe aumentare il suo affitto da 400 a 1700 euro. Un simbolo per le migliaia di persone e gruppi che si difendono dalla cacciata dai loro quartieri: a Neukölln, la zona che è diventata meta prediletta della gioventù d’Europa, gli abitanti di un isolato fatto di 17 case si sono organizzati in un comitato contro la speculazione, tappezzando di manifesti («Il nostro isolato resta») le vie attorno alla frequentatissima Pannierstrasse. Fra le proposte principali della Sinistra: il ritorno in mano pubblica della società immobiliare Gsw, privatizzata nel 2004 anche grazie ai suoi stessi voti. Adesso si ammette l’errore.
Nella corsa berlinese la Linke è guidata dal segretario della locale federazione, il giurista 42enne Klaus Lederer, gay dichiarato, ascrivibile alla corrente «moderata» del partito, quella più favorevole alle alleanze con Spd e Verdi. Molto attivo in campagna elettorale lo storico leader Gregor Gysi, berlinese, amatissimo dalla base, che a sorpresa ha annunciato che si ripresenterà alle politiche dell’anno prossimo. Suo il comizio finale, venerdì in Alexanderplatz: «Per sconfiggere l’Afd è necessario mandare la Cdu all’opposizione, a livello locale e federale. Solo così potrà reintegrare l’elettorato di quel partito nelle proprie file, altrimenti lo spazio della protesta nel campo conservatore crescerà ancora». Tra i militanti c’è consenso verso la prospettiva di alleanza progressista in città, più dubbi sul piano nazionale: per molti il problema si chiama Sigmar Gabriel, vicecancelliere e attuale segretario Spd, considerato troppo a destra.
Cavalli di battaglia verdi
Per i Grünen è in campo Ramona Pop, 39enne nata in Romania in una famiglia della minoranza di lingua tedesca (come la scrittrice premio Nobel Herta Müller). Cavallo di battaglia degli ecologisti: la mobilità sostenibile, tema su cui la «grande coalizione» Spd-Cdu – dicono – ha fallito in pieno. Altri punti-chiave: promozione del cibo biologico, offerta garantita anche di menu vegetariani e vegani nelle mense pubbliche (dalle scuole agli uffici), più poliziotti con origini straniere, maggiore democrazia diretta, legalizzazione della cannabis (nei limiti delle competenze del Land).
Il pericolo della destra non preoccupa solo i partiti democratici. La mobilitazione di reti e organizzazioni della società civile è stata intensa: a volere che Berlino resti se stessa è ad esempio la federazione delle associazioni turche, che ha chiesto ai cittadini turco-tedeschi di recarsi in massa a votare «qualunque partito che non sia la Afd». Invito analogo, anche se meno esplicito, dalle chiese protestante e cattolica. Questa sera sapremo se hanno avuto ascolto.