il manifesto 18.9.16
Cdu verso i minimi storici, Merkel trema
Il trend elettorale. Grosse Koalition in affanno, Linke intorno al 14%.
Come Alternative für Deutschland
di Jacopo Rosatelli
BERLINO
Il quadro che emerge dai sondaggi della vigilia sembra non lasciare
dubbi: con ogni probabilità la maggioranza che nei prossimi cinque anni
governerà Berlino sarà formata da tre partiti. La matematica dice che la
grosse Koalition uscente si fermerà al 45% dei seggi della Camera dei
deputati (Abgeordnetenhaus) della città, corrispondente al 41% in
termini di voti. La differenza la si deve al sistema elettorale che
prevede una ripartizione proporzionale, ma al netto delle liste che
rimangono sotto la soglia di sbarramento del 5%. La Spd del sindaco
Müller è data al 23% (oltre 5 punti in meno del 2011) e la Cdu del vice
Henkel al 18% (stessa perdita del partner). Per i democristiani sarebbe
il minimo storico: facile pensare alla grande preoccupazione della
cancelliera Merkel e all’affilarsi dei coltelli dei suoi oppositori
interni, il governatore bavarese Horst Seehofer in testa.
Quale
coalizione, allora, per il governo cittadino (qui chiamato Senat,
«Senato»)? I socialdemocratici avranno il pallino in mano. E potranno
scegliere fra un’intesa progressista con Verdi (dati al 15%) e Linke
(14,5%) o tentare un tripartito con Cdu ed ecologisti. Un’ipotesi
remota, quest’ultima, ma c’è un precedente: in Sassonia-Anhalt, il Land
con capitale Magdeburgo, governa da qualche mese proprio quell’alleanza.
Il contesto, però, è diverso: a Berlino i Grünen sono molto «rossi» e
difficilmente si presterebbero a simile esperimento. Dentro al
parlamento, ma fuori dai giochi per la formazione dell’esecutivo sarà,
ovviamente, la Afd, a cui le inchieste di opinione attribuiscono il 14%.
A combattere contro la soglia di sbarramento sono i liberali della Fdp
e, con minori chance, i Piraten, destinati a uscire di scena
ingloriosamente dopo l’exploit clamoroso di 5 anni fa, quando raccolsero
l’8,9%, grazie soprattutto ai giovani.
Il trend è dunque
sfavorevole alla coalizione che governa sia la città di Berlino sia
l’intera Repubblica federale, ma purtroppo segnala anche che la nuova
assemblea legislativa della capitale sarà comunque più a destra della
precedente: i partiti «a sinistra del centro» perdono, complessivamente
intesi, otto punti, a vantaggio di liberali e destra nazionalista. Occhi
puntati sulla geografia del voto, che servirà a capire in quali milieu
la Afd conquista maggiori successi. Il quartiere dove l’estrema destra è
tradizionalmente più forte è Marzahn, periferia orientale di casermoni
da socialismo reale: i neonazisti della Npd nel 2011 erano al 4%,
massimo storico cinque anni prima con il 5,4%. Lì la Afd punta in alto,
così come nelle tradizionali roccaforti della Cdu, come l’occidentale
Reinickendorf, dove i democristiani cinque anni fa ottennero il 38,4%.
La Spd canterà vittoria se non farà peggio del minimo storico del 1999
con il 22,9%: il che la dice lunga sullo stato di salute della
formazione del viceancelliere Gabriel. Unico loro «vanto»: la Spd è il
solo partito che, ventisei anni dopo la riunificazione della città,
prede voti in modo omogeneo a est e ovest.