domenica 18 settembre 2016

Il Sole 18.9.16
Oggi il voto locale. il partito anti-immigrati al 14% nei sondaggi
Berlino, gli xenofobi di AfD in ascesa nella città-Stato
di Alessandro Merli

Francoforte Qualche decina di migliaia di persone in marcia contro il Ttip, l’accordo di libero scambio fra Europa e Stati Uniti, una causa che unisce due temi cari alla sinistra tedesca, l’anti-capitalismo e l’anti-americanismo. Una manifestazione più sparuta contro AfD, il partito anti-immigranti che sta conquistando consensi ovunque. Potrebbe sembrare un sabato di ordinaria mobilitazione nelle strade di Berlino, la capitale della Germania il cui cuore ha sempre battuto a sinistra, meglio se alternativa.
Se non fosse che oggi si vota per il parlamentino della città-stato e la stessa AfD si prepara, secondo gli ultimi sondaggi a portarsi a casa il 14% dei voti e entrare all’assemblea, la decima in undici elezioni che si sono tenute in Germania in poco più di un anno. Mettendo in drammatica evidenza le difficoltà che emergeranno anche a livello nazionale, con il voto politico dell’autunno del prossimo anno, nella formazione della coalizione di governo e tenendo al centro della scena le critiche alla politica dell’immigrazione del cancelliere Angela Merkel.
Berlino ha sempre rappresentato un caso a sé nella politica tedesca e le sue idiosincrasie verranno a galla anche questa volta: dalla caduta del muro nel 1989 ha sempre visto al potere i socialdemocratici della Spd (nel Governo locale uscente in grande coalizione con i democristiani della Cdu). Vede una forte presenza della Linke, la sinistra erede dei comunisti della Germania dell’Est. Ha sempre sposato tutti i nuovi movimenti, dai Verdi, che si sono ben radicati, ai Piraten, che hanno sfiorato il 10% alle ultime amministrative e in cinque anni sono quasi spariti. «Povera ma sexy», nella definizione dell’ex sindaco Klaus Wowereit, continua ad accusare una disoccupazione al 10%, ben al di sopra della media nazionale. E ora, soprattutto nei quartieri popolari dell’ex Berlino Est, ma non solo, è spuntata AfD, Alternativa per la Germania, uno schiaffo stavolta non solo alla signora Merkel (come nel Meclemburgo-Pomerania, dove due settimane fa AfD ha realizzato un umiliante sorpasso ai danni della Cdu), ma all’identità stessa di tolleranza che la città finora si era attribuita.
Con il calo della Spd dal 28% delle elezioni del 2011 al 23 attribuito dai sondaggi e quello della Cdu dal 23 al 18, il rinnovo della grande coalizione (che peraltro il sindaco uscente, Michael Mueller, ha già detto di non volere più) e con il rientro in Parlamento dei liberali della Fdp, dati al 6%, la frammentazione in sei partiti, con l’AfD a sparigliare tutto, rende problematica la formazione del Governo, anche se potrebbe alla fine emergere un patto rosso-rosso-verde (Spd, Linke, Verdi, seppure in competizione fra loro). Una matematica complicata che potrebbe ripetersi l’anno prossimo al Bundestag, dove però al centro di tutte le combinazioni ci sarà la Cdu.
Se il voto di Berlino può avere qualche valenza nazionale è nell’accentuare il disagio di Angela Merkel dopo la disfatta del Meclemburgo. Il cancelliere ha ribadito la scelta di mantenere la rotta sulla questione dell’immigrazione, anche se il malcontento nella sua coalizione si è accentuato, dai cristiano-sociali bavaresi di Horst Seehofer ai socialdemocratici del suo vice Sigmar Gabriel, alla disperata ricerca di un tema che lo aiuti a uscire dall’ombra ingombrante della signora Merkel. A Berlino, l’arrivo dei rifugiati (circa 50mila) è stato, se possibile, più caotico che altrove, anche per la famigerata inefficienza dell’amministrazione locale. Ma il tema potrebbe anche non essere al primo posto delle preoccupazioni dei berlinesi, se non ci fosse AfD a rimetterlo costantemente sotto i riflettori. E continuerà a farlo da qui alle politiche del 2017. Prima di allora, arriveranno altri tre voti regionali (uno, in Nord Reno-Vestfalia, di grande peso politico ed economico). La pressione su Angela Merkel non appare destinata ad allentarsi.